“Sarà un autunno pesante, anche a Reggio Emilia: la disoccupazione che si fa sentire, le famiglie in difficoltà, il governo nazionale incapace di qualsiasi politica economica seria”. Con queste parole il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio ha esordito a FestaReggio, esortato a illustrare la situazione reggiana dalla presentazione di Andrea Rossi, responsabile provinciale organizzazione Pd, e dalle incalzanti domande del giornalista Livio Ramolini. “Reggio: eccellenze e orizzonti” il titolo della serata.
La preoccupazione del Sindaco è soprattutto per quei reggiani che si troveranno in autunno senza lavoro, una conseguenza figlia di una situazione che già ha spinto le imprese verso seri ridimensionamenti.
“Noi con Iren abbiamo proprio tentato questo – ha chiosato il sindaco – , ovvero di attuare una politica industriale che permettesse ad un’azienda seria e competente di poter espandere la propria capacità di risposta in ambito nazionale ed europeo e al contempo continuasse ad essere a diretto contatto coi cittadini”. Non ci sta Delrio a ingoiare l’accusa di retromarcia sulla raccolta differenziata nella fascia urbana, e puntualizza che l’Amministrazione non deve porre ulteriori problemi ai cittadini ma affiancarli nello smaltimento domestico dei rifiuti, soprattutto in quelle zone dove il cosiddetto “differenziato spinto” potrebbe provocare criticità logistiche ed organizzative: “Siamo la prima città italiana per la raccolta rifiuti e il nostro obiettivo è raggiungere lo standard europeo di differenziata del 65% entro il 2012”.
Vero dramma, i tagli agli enti locali contenuti nella manovra finanziaria: meno scuola per tutti, peggioramento della qualità del sistema educativo, precarizzazione degli insegnanti. “Non investire su scuola, università ed educazione è una scelta di pura follia – ha aggiunto Delrio: oggi il nostro sistema dei nidi e delle scuole d’infanzia, un’esperienza che ha fatto scuola nel mondo, è seriamente a rischio. Stiamo viaggiando in tutto il mondo per sostenere Reggio Children, anche finanziariamente, per trovare fondi che possano continuare a garantire questa eccellenza reggiana”.
E se la rivoluzione urbanistica che ha interessato il centro storico negli scorsi anni comincia ad affermarsi tra i cittadini come una scelta capace di ridare gradevolezza e voglia di vivere la città, oggi la sfida diventa quella sulle frazioni. In particolare quelle addossate al nervo, ancora scoperto, della via Emilia.: “Sulla via Emilia bis gli enti locali hanno fatto il loro dovere, ora deve essere l’Anas a garantire i risultati. Non si può pensare infatti che i Comuni abbiano la forza per infrastrutturare 70 milioni di euro di viabilità – ha spiegato il sindaco -. Poi serve un investimento serio sulla mobilità sostenibile per ridurre traffico e inquinamento: ma coi tagli perpetrati al trasporto pubblico, come possiamo fare?”.
Sulla qualità della vita del partito di maggioranza in sala del Tricolore il primo cittadino risponde: “A Reggio il Pd sta bene, stiamo mettendo in campo un serio ricambio generazionale, qui da noi si respira ancora ulivismo vero. Abbiamo il dovere di portare l’esempio Emilia all’intero Paese, di ribadire che il nostro sistema di governo funziona e che può essere un esempio. L’articolazione federale del Pd è un’opportunità, almeno nel campo della proposta. Dobbiamo riconquistare con temi veri il nostro elettorato e passare ad un’ipotesi di governo del Paese possibile e fattibile”.
Positivo con riserva il giudizio sulle nuove norme europee per il vino
Come sta funzionando la nuova normativa europea per il vino (Ocm: Organizzazione comune di mercato) a due anni dall’entrata in vigore? Se n’è discusso ieri sera a FestaReggio per iniziativa della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori dell’Emilia-Romagna, che secondo le parole del presidente della Cia reggiana Ivan Bertolini, intende verificare l’incidenza di una normativa che ha cambiato parecchio la distribuzione dei fondi europei per il settore, mentre è in partenza una nuova vendemmia in quella che dopo il Veneto è la seconda realtà vitivinicola nazionale: 55mila ettari di vigneti, oltre 9milioni di quintali d’uva prodotti trasformati in 6,5milioni di ettolitri di vino (8.100 ettari ed 1,5 milioni di quintali i dati reggiani, secondi nella regione dopo Ravenna), con previsioni per quest’anno che segnalano stabilità per le quantità ed una buona qualità. Al confronto sotto la Tenda del Mondo, condotto da Franco Stefani direttore del mensile Agricoltura, hanno preso parte Dino Scanavino, vicepresidente della Cia nazionale, Corrado Casoli, presidente di Riunite-Civ, Antonio Dosi, presidente della Cia dell’Emilia-Romagna.
“Sono state applicate in modo particolare –ha sintetizzato Dosi- solo alcune delle misure previste dalla nuova Ocm vitivinicola. Prima di tutto gli espianti (sono stati estirpati con contributo Ue 2.600 ettari in Emilia-Romagna e 31mila in Italia) e ridotti gli aiuti per gl’interventi di mercato (arricchimento, distillazione), il che ha comportato già una riduzione della produzione, ma non ha agito ancora sulla capacità di penetrazione nei mercati internazionali (che rappresenta il versante sul quale si è inteso spostare una parte importante delle risorse dell’Ocm). I prossimi due anni serviranno quindi per una verifica completa e se si raggiunge quindi il necessario equilibrio tra produzione e consumo”.
“Serviranno –ritiene il presidente di Cia regionale indicando una carenza delle norme attuali- misure per affrontare eventuali crisi di carattere straordinario”.
Corrado Casoli, che essendo presidente di Riunite-Civ e del Giv guida il maggior gruppo vitivinicolo nazionale, ritiene importante l’investimento promozionale che si comincia ad attuare grazie all’Ocm sui mercati esteri, con cifre mai viste in precedenza, che arriveranno “a regime” fino a 100 milioni di Euro. Il problema secondo Casoli sarà l’equilibrio tra domanda e offerta che oggi in Italia c’è sostanzialmente dato che produciamo 45milioni di ettolitri, ne beviamo 25 e ne esportiamo 18, ma la tendenza è sempre calante sul piano individuale.
Bene, secondo il vicepresidente Cia Scanavino, la gestione italiana delle denominazioni geografiche, cosa che preoccupava particolarmente, “la nuova classificazione non ha fatto sconquassi, perché si è tutelato il prodotto nazionale mettendo paletti precisi ad una liberalizzazione che in sede europea si voleva molto spinta”. Positivo il giudizio anche sull’adeguamento che e l’ammodernamento delle norme nazionali e dei disciplinari delle singole denominazioni.
In definitiva ha affermato: “Usciamo dalla prima parte del percorso dell’Ocm attrezzati per affrontare i mercati. Un motivo di preoccupazione resta il tema dei controlli, soprattutto per l’appesantimento burocratico che scarica sulle aziende”.
Avanti con la ristrutturazione complessiva del sistema agricolo italiano
Per una volta politici, associazioni di categoria e grandi distributori si trovano d’accordo: c’è bisogno di una radicale ristrutturazione dell’intero sistema agricolo italiano. È questo il nucleo del dibattito “Dal campo allo scaffale. Chi guadagna nella filiera”, svoltosi giovedì 2 Settembre nella Sala Dibattiti “Renzo Bonazzi” di FestaReggio, nell’ambito della programmazione della Festa Nazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione. Ospiti del dibattito sono stati il Presidente nazionale della Cia, Giuseppe Politi, il direttore generale di Conad, Francesco Pugliese, l’assessore all’agricoltura della nostra regione, Tiberio Rabboni, il Presidente della commissione agricoltura del Senato, Paolo Scarpa Bonazza Buora e il presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari.
La brillante conduzione del giornalista RAI Franco Poggianti ha permesso un dibattito onesto, che si è basato sui dati di Nomisma, che stima che su 100€ di spesa in cibi e bevande, l’utile ricavato dalla filiera ammonti a solo 3€, mentre ben 41€ sono rappresentati da costi esterni alla filiera.
“Se ci si spartisce miseria, non si crea certo ricchezza – ha detto Francesco Pugliese di Conad – Noi dobbiamo favorire aggregazione in agricoltura, per tagliare dei passaggi nella filiera, che oggi in Italia produce povertà e non ricchezza.” Anche l’assessore Tiberio Rabboni si trova d’accordo: “Dobbiamo aggredire e risolvere i nodi cruciali – ha detto – riducendo la polverizzazione e abbattendo i costi esterni al sistema agricolo. Però per farlo serve un patto con il mondo agricolo, per stabilizzare il sistema, garantire un reddito minimo e tutelare dalle crisi”
“Anch’io sono favorevole agli accordi di filiera – ha precisato il direttore di Coop Tassinari – ma a patto che si riconoscano come soggetti dell’accordo anche i consumatori, che hanno visto calare il loro reddito disponibile e che hanno il diritto a un prezzo onesto e a un prodotto di qualità.”
Il Presidente Scarpa, senatore del Pdl, chiamato in causa per le troppe assenze della politica nel regolare questi processi, rivendica un ruolo attivo del Senato nel promuovere politiche a sostegno del settore, e fa autocritica: “La politica italiana dovrebbe imparare un po’ da quella francese, che si mobilita -ha ricordato- incurante del colore politico, per tutelare i suoi agricoltori. E in sede europea, dobbiamo avere il coraggio di difendere la qualità dei prodotti italiani, perchè la struttura del mercato non ci consente di competere sulla base del minor prezzo.”
Anche Politi di Cia riconosce il lavoro della commissione agricoltura al Senato, ma si chiede “Come mai in Italia sembra sempre che la colpa sia degli agricoltori?”, e afferma di essere disponibile a un rinnovato patto per la filiera. “L’agricoltura fai-da-te non è la soluzione -ha detto – e gli agricoltori non possono improvvisarsi venditori. Solo relazioni più forti e durature con gli altri soggetti della filiera possono aiutare, a patto che ci si diano regole e obiettivi chiari e condivisi”.