Vendevano fatture false per abbattere con finti costi gli incassi di connazionali che evitavano così di pagare le tasse. A tessere le fila del ramificato sistema di evasione fiscale scoperto dalle Fiamme Gialle di Ferrara erano 10 società cinesi con sede in Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lombardia, la cui unica attività consisteva nell’emettere, su ordinazione e con consegna a domicilio, le fatture necessarie ad abbattere i redditi tassabili.
Il via alle indagini con la scoperta, due anni fa, di una vera e propria cittadella cinese in provincia di Ferrara creata dentro un capannone industriale con abitazioni ricavate da pannelli di compensato coperte da tetti di stoffa dove vivevano in assoluto isolamento decine di uomini, donne e bambini. Solo nel ferrarese, le Fiamme Gialle hanno scoperto 14 laboratori irregolari dove venivano impiegati 77 lavoratori cinesi in nero, 62 dei quali clandestini. La stessa operazione ha portato all’arresto di 2 imprenditori cinesi e alla denuncia di altri 24 per reati fiscali, sull’immigrazione ed in materia di lavoro dipendente.
Nel corso di appena due anni il sistema di false fatturazioni aveva consentito alle 1.200 imprese coinvolte operanti in diverse Regioni di Italia, di sottrarre a tassazione circa 250 milioni di euro con l’evasione anche di 45 milioni di Iva. Secondo la ricostruzione dei finanzieri esisteva un vero e proprio tariffario delle finte fatture che andava da un minimo di 150 euro ad un massimo di 600 a seconda dell’importo segnato. Le fatture in alcuni casi sono arrivate ad indicare anche la cifra di 400mila euro.
I reati in materia fiscale contestati dalla Fiamme Gialle sono emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Una novità emersa dall’operazione della Guardia di Finanza consiste nel fatto che per la prima volta è emersa la presenza di professionisti contabili sempre cinesi. Infatti, la consulenza fiscale di gran parte delle 1200 imprese al centro delle indagini – specializzate nel tessile e nella fabbricazione di indumenti, borsette – era svolta da commercialisti cinesi impiegati in 8 studi professionali (a Milano, Bologna, Firenze e Modena) e laureati a pieni voti nelle università italiane. A loro carico, per il momento, non è stato contestato alcun reato. Nella sola Emilia Romagna sono state 240 le imprese utilizzatrici delle false fatture, per una sottrazione a tassazione di 65 milioni di euro.