Patto per attraversare la crisi, riunione in Regione: confermate le misure per attenuarne l’impatto e definiti nuovi interventi per sostenere la crescita. Errani:”Indispensabile, entro dicembre, costruire con il Governo un nuovo Accordo per gli ammortizzatori in deroga”.
«Abbiamo confermato le misure, realizzate in questi mesi, per consentire a lavoratori e aziende di attraversare la crisi e ridurne gli effetti negativi e abbiamo impostato un aggiornamento delle strategie per il rilancio dell’occupazione e del sistema produttivo per una crescita stabile e durevole. È però indispensabile, entro dicembre, costruire con il Governo un nuovo Accordo per gli ammortizzatori in deroga». Lo ha sottolineato il presidente della Regione Vasco Errani al termine dell’incontro del “Tavolo istituzionale del Patto per attraversare la crisi” di cui fanno parte la Regione Emilia-Romagna, l’Upi, l’Anci e la Lega Autonomie regionali, l’Unioncamere, le Associazioni imprenditoriali e le Organizzazioni sindacali regionali.
L’incontro è terminato con l’approvazione unanime di un documento in cui – oltre ad esprimere preoccupazione per gli impatti della manovra economica correttiva del Governo sul sistema emiliano romagnolo – si agggiornano le strategie per promuovere l’innovazione e lo sviluppo sostenibile, per aumentare le opportunità di nuovi lavori e per una nuova coesione sociale. «La responsabilità è stata la cifra che ha contraddistinto i soggetti ‘impegnati’ nel Patto. È un fatto estremamente positivo come tutti abbiano agito, in ogni passaggio compresi quelli più duri, in maniera socialmente responsabile per cercare di superare i momenti di difficoltà» ha aggiunto il presidnete Errani.
«Abbiamo voluto fornire al sistema produttivo dell’Emilia-Romagna – ha aggiunto l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli – condizioni aggiuntive di serenità per affrontare le sfide dei prossimi mesi. Per questo, a fianco di interventi per attenuare la crisi, abbiamo voluto definire misure per sostenere la crescita».
Nel documento approvato viene richiesta la conferma, anche per il 2011 e 2012, delle condizioni nazionali e regionali che consentano alle imprese e ai lavoratori di ricorrere alle misure di cassa integrazione, ordinaria, straordinaria e in deroga. Ed in particolare la necessità di assicurare la continuità e la fruizione dell’utilizzo degli ammortizzatori in deroga, con riferimento alle modalità previste dall’Accordo Stato-Regione e dall’Accordo Regione e Ministero del lavoro, che stabiliscono parità di diritti nell’accesso agli ammortizzatori in deroga per chi è sprovvisto di qualsiasi ammortizzatore e per coloro che abbiano già utilizzato tutti gli strumenti previsti dalla legislazione ordinaria. Inoltre, nel documento è confermato l’impegno alla concertazione delle politiche attive del lavoro che devono accompagnare i soggetti beneficiari degli ammortizzatori sociali, per perseguire la piena aderenza ai bisogni del sistema economico e sociale del territorio e in coerenza con le regole comunitarie relativamente all’utilizzo del Fse.
Per questo la Giunta si è impegnata a confermare, nel Piano per le Politiche Attive a valere per il 2011, adeguati interventi formativi per i lavoratori che fruiscono degli ammortizzatori sociali nonché specifiche azioni di supporto e accompagnamento alle strategie di sviluppo per le imprese. Infine, la Giunta – per aiutare gli investimenti pubblici, nonostante la manovra del Governo restringa ulteriormente i margini di azione della Regione e delle Autonomie locali – ha ribadito l’impegno a definire un patto di stabilità territoriale della finanza pubblica, che consenta la flessibilità nella gestione delle risorse, garantendo la ridistribuzione del surplus finanziario sul territorio.
PATTO PER ATTRAVERSARE LA CRISI: UN PRIMO BILANCIO
Hanno potuto benificiare della cassa integrazione straordinaria (Cigs) 60.187 i lavoratori (quasi 35 mila del compato meccanico, 8400 del settore produzione minerali e non metalli, oltre 3000 nel commercio e alberghiero-ristorazione, circa 340 nel tessile-abbigliamento e quasi 1300 nelle costruzioni), grazie a 1.054 accordi sindacali di cui la maggior parte del settore meccanico (493) e alberghiero- ristorazione (144). Di questi accordi 859 hanno riguardato aziende in ‘stato di crisi aziendale’. Per 19.457 lavoratori la cassa integrazione straordinaria cesserà tra agosto e il prossimo dicembre.
A gennaio 2010 ben 11.969 i lavoratori iscritti alle liste della mobilità (4.707 donne e 7262 uomini): la maggior parte (oltre 7200) ha una età compresa tra i 29 e i 49 anni.
In Emilia-Romagna sono 41.822 i lavoratori che hanno ricevuto un sostegno reddito grazie all’accordo sugli ammortizzatori in deroga: 15.496 le richieste presentate e 13.457 quelle autorizzate (86,8%). Per quanto riguarda lo stato di attuazione dell’Accordo del 12 febbraio 2009 le risorse, relative al’ Patto per superare la crisi’, già programmate ammontano a 57 milioni per politiche attive e 320 milioni per le politiche passive. Sono in disponibilità 17 milioni per politiche attive e 29 milioni per quelle passive mentre sono 70 milioni quelli attesi di integrazione nazionale. Sono, infatti, 18.600 i lavoratori presi in carico dai servizi per il lavoro: di questi 15.829 (85,1%) sono già avviati a corsi di formazione (6 mila del settore meccanico, 2300 del commercio e quasi 200 dell’industria tessile-abbigliamento).
AZIONI PER ANDARE OLTRE LA CRISI
Tra le criticità occorre evidenziare una ripresa molto lenta con rilevante impatto su occupazione, una Manovra correttiva dei conti pubblici realizzata dal Governo che penalizza Regioni e non prevede misure a sostegno sistema produttivo ma soprattutto la mancata riforma degli ammortizzatori e scadenza al 31 dicembre dell’Accordo senza nessuna specifica politica Governo per industria. Tra gli obiettivi della Regione – per assicurare l’Emlia-Romagna tra le regioni europee ad elevata competitività, occupazione e qualità del lavoro – quello di realizzare un Accordo con il Governo per prolungare ammortizzatori in deroga, proseguire la promozione e sostegno della formazione, della ricerca e dell’innovazione. Centrale sarà anche il cambiamento del comparto manifattura.
Per questo occorre che il sistema emiliano romagnolo, nel quadro di riferimento del Piano territoriale regionale (Ptr) si dovrà focalizzare sulla riorganizzazione delle reti di impresa, sull’accesso al credito, sul trasferimento ricerca alle imprese, sulla internazionalizzazione, sul sostegno alla green economy (in Emilia-Romagna sono 1992 le imprese del settore, principalmente industriali, a cui si associano altre 2.800 del comparto agricolo: 3.400 i professionisti e 116 società abilitati alla certificazione energetica e sei i laboratori con specializzazione energetica e ambientale collegati ai Tecnopoli) e sulle infrastrutture.
INTERVENTI GIÀ AVVIATI
In questa direzione vanno già diversi interventi realizzati nei mesi scorsi tra cui la Moratoria sui debiti già assunta, il consolidamento dei Consorzi fidi e loro patrimonializzazione, il Fondo cogaranzia Regione-Consorzi (con 50 milioni di euro messi a disposzione direttamente dalla Regione), il ‘Fondo capitale di rischio per nuove imprese per sostenre lo start up di imprese innovative e l’Osservatorio sul credito presso Prefettura Bologna.
Nel dettaglio sono 251 i progetti presentati (30 aprile) per le reti di imprese (circa mille le imprese coinvolte, che prevedono investimenti complessivi per 74 milioni di euro: la valutazione e l’erogazione dei progetti è prevista entro settembre.
Sono 35 i progetti per start up presentati (fine giugno) mentre con il bando relativo ai distretti produttivi tecnologici sono stati finanziati 35 progetti, coinvolte 250 imprese, con uno stanziamento della Regione di 23 milioni di euro. Con 24 milioni di euro si è provveduto a pontenziare le politiche attive lavoro.
LO SCENARIO
Per il 2010 si prevede una crescita del Pil dell 1,1%, una crescita della domanda interna dello 0,5% e dei consumi dello 0,4%. Il tasso di disoccupazione nel primo trimestre 2010 è salito al 6,2% della forza lavoro (era del 4,1% nello stesso periodo del 2009) livello più alto se raffronttao con le regioni del nord est ma molto più basso della media italiana (9,1%) e dei 27 Paesi dell’Unione europea (8,9%). Rallenta trend decrescita per produzione, fatturato e ordini nel primo trimestre.