“Cantiere Morini – Work in progress” è il titolo della mostra di Angelo Davoli che sarà inaugurata alle ore 18 di sabato 27 marzo presso Palazzo Casotti a Reggio Emilia.

L’esposizione multimediale allestita dall’artista reggiano è dedicata a un suo progetto che si sta sviluppando dall’estate dello scorso anno, compreso nelle attività della Biennale del Paesaggio di Reggio Emilia e che ha coinvolto una costellazione ampia e variegata di soggetti impegnati in un comune obiettivo artistico e progettuale.

L’operazione nasce in forme estremamente originali e artisticamente innovative. Angelo Davoli è l’autore di inconfondibili opere nelle quali silos e infrastrutture industriali ritratti con meticoloso realismo vengono calati in ambientazioni naturali alla ricerca di un’armonia tra opposti, di una ritualità compositiva che ricongiunga materiali e consistenze così apparentemente estranee le une alle altre, sulla scena di un teatro panteistico ove tutto riesce in realtà ad armonizzarsi grazie a una comune matrice profonda. Questa mostra propone per la prima volta nel percorso artistico di Angelo Davoli opere multimediali che coniugano sapientemente le potenzialità dei diversi linguaggi artistici contemporanei: pittura, video, installazione a fotografia, creando un allestimento multidisciplinare che rispecchia così la complessità dell’intero progetto.

Il progetto “Cantiere Morini” ha segnato una svolta radicale nel fare di questo autore. Sollecitato dal coreografo Mauro Bigonzetti a rinnovare una collaborazione con la compagnia Aterballetto come curatore delle scene per un nuovo allestimento, Davoli ha infatti proposto di realizzare un intervento “site specific” di sua ideazione su dei veri silos situati nell’area dell’azienda Morini – Calcestruzzi Val d’Enza di Montecchio Emilia, per trasformarli in segnali simbolici che potessero fare da scenario a un happening coreografico della compagnia, avvenuto poi nell’estate 2009. Da autore di silos sulla tela, è cioè uscito dall’atelier per intervenire fisicamente su dei silos reali collocati in un contesto ambientale predefinito.

Aspetto ulteriore di questo progetto dell’artista reggiano era poi che il tutto fosse filmato in tempo reale durante la preparazione dei silos e durante l’happening con la Compagnia; con i materiali video Davoli ha poi realizzato delle sequenze che ha utilizzato allestendo le scene della nuova coreografia “Certe notti” creata da Mauro Bigonzetti su musiche e testi di Luciano Ligabue, questa volta per uno spazio teatrale tradizionale, che da dicembre è in tournée con grandi riscontri di pubblico e di critica.

Scrive l’antropologo francese Marc Augé nel catalogo Skira della mostra: “L’estetica tragica della nostra epoca si esprime così in questo sforzo doloroso di creare bellezza e senso in uno spazio inqualificabile, di cui tuttavia intuiamo il valore metaforico. Gli oggetti, inizialmente percepiti come familiari, una volta sottratta loro ogni funzione, finiscono per comporre uno scenario sorprendente, frastornante, in cui lo sforzo dei corpi umani di restare assieme, di avanzare assieme, ha qualcosa di risibile ed eroico al tempo stesso”.

Questa operazione articolata, ideata e realizzata da Angelo Davoli, è rientrata naturalmente all’interno delle attività della Biennale del Paesaggio di Reggio Emilia, che ha sposato il progetto in funzione della mostra e del catalogo Skira. L’attività di un artista operante in modo diretto sul territorio e quindi “nel” paesaggio non può che assumere infatti una forte rilevanza all’interno delle strategie di intervento che la Biennale applica proprio rispetto a questi temi.

La Biennale, giunta quest’anno alla terza edizione, mira a coinvolgere e sensibilizzare la popolazione sui valori della tutela e della riqualificazione sanciti dalla Convenzione europea del paesaggio proprio grazie a iniziative multidisciplinari che percorrano con grande apertura le discipline dell’arte come della riflessione teorica sulla pianificazione territoriale.

Si sono così incontrate le complesse macchine organizzative della Biennale della Provincia di Reggio Emilia, della Fondazione Nazionale della Danza di Reggio Emilia, oltre all’attività dell’azienda Morini – Calcestruzzi Val d’Enza che ha dato il proprio sostegno e messo a disposizione il sito e le maestranze perché il progetto potesse trovare compimento.

L’intervento “site specific” di Davoli ha dato l’occasione per riqualificare artisticamente un sito industriale in piena Val d’Enza, lasciandovi come vere e proprie “sentinelle” i due silos riconvertiti a una nuova identità dalla sua elaborazione pittorica. La presenza di Aterballetto ha espanso i confini poetici di questa ricerca di armonia panteistica tra uomo e natura, asse del percorso poetico di Davoli, tra paesaggio e manufatti, tra arte, materiali, corpi di danzatori, tecnologie.

L’evento filmato nel cantiere Morini ha generato i presupposti per la scenografia successiva in teatro ove dei monitor allestiti da Davoli nella forma dell’ideogramma giapponese “ai” (Armonia) riproponevano la stessa geometria dell’elaborazione pittorica apportata sui silos. Le immagini riprese al cantiere durante la realizzazione dei dipinti e durante l’happening sono diventate la parte visiva della coreografia sul palcoscenico del teatro, moltiplicandone i piani prospettici e i rimandi coreografici e creando un contesto nel quale Bigonzetti si è espresso con tutta la grande sensibilità di cui è capace.

La mostra di Palazzo Casotti permetterà a un pubblico ancora più ampio di conoscere nei particolari l’entusiasmante esperienza estiva, che ha visto assieme al lavoro nei rispettivi campi tre importanti artisti come Davoli, Bigonzetti e Ligabue in un’operazione che ha saputo unire il valore dell’evento all’azione materiale permanente e visibile sull’area industriale della Val d’Enza interessata.

Tutto ciò viene a far parte con grande efficacia di un più ampio progetto di recupero della Val d’Enza che la Provincia di Reggio Emilia sta sviluppando, all’interno delle linee del PTCP-Piano territoriale di coordinamento provinciale, grazie alla Biennale del Paesaggio e con interventi progettuali concreti, come il nuovo casello autostradale Terre di Canossa-Campegine, il master plan dell’architetto Andreas Kipar e le collaborazioni con l’Università di Architettura Iuav di Venezia e il Politecnico di Milano.