Abbiamo proposto riflessioni e domande sulla qualità gestionale e sui costi del CIE modenese,a partire da un serio e corposo Rapporto redatto dall’autorevole associazione Medici Senza Frontiere sui CIE italiani. Il Rapporto, di ben 36 pagine, con straordinaria ricchezza di dati, raffronti e considerazioni di fatto raccolte sul campo, non fa classifiche, né “promozioni a pieni voti” per la struttura modenese: pone problemi, stimola approfondimenti, sollecita risposte di merito.

Così abbiamo fatto noi, nel riproporre i più significativi, nell’interesse della comunità, per migliorare la gestione, la trasparenza e la qualità dei servizi nel Centro di Identificazione per stranieri di Modena. La risposta del presidente della Misericordia – l’Ente che gestisce i CIE di Modena e Bologna coi costi gestionali record rispettivamente di 75 e 72 euro/giorno/procapite – evita di contestare nel merito i rilievi contenuti nel Rapporto di MSF. Ciò conferma l’assoluta indipendenza e credibilità di quella ricerca, in riferimento sia agli apprezzamenti che alle carenze riscontrate e segnalate nel CIE di Modena.

In particolare, per ciò che riguarda la carenza/assenza di attività ricreative o di socializzazione (che pure si fanno in qualche altro CIE) per gli stranieri trattenuti; ciò anche al fine evidente di prevenire le frequenti situazioni di tensione. L’assenza di servizi di orientamento ed informazione legale; rilievi specifici in merito all’assenza di un Protocollo clinico per la prevenzione di malattie infettive ed epatiti.

Per quanto concerne l’onerosità del costo della Convenzione – le più elevate a livello nazionale per Modena (75) e Bologna (72) – restiamoancora di fronte all’amara constatazione di Medici Senza Frontiere nelvedersi negato l’accesso alle Convenzioni da parte delle Prefetture (Modenacompresa). I controllori pubblici dei conti (a parte i controllori autoreferenziali) faranno indubbiamente il loro compito con scrupolo.

La dichiarazione del dottor Giovanardi costituisce però un’ammissione e indicazione che senz’altro interesserà i controllori pubblici dei conti, allorquando ammette che “tutti i nostri dipendenti sono assunti a tempo indeterminato, o si consiglia un uso indiscriminato del precariato come avviene quasi ovunque?”

La risposta del sindacato è netta e conosciuta: molto meglio il lavoro strutturato, non precario e regolare, specie per servizi a caratterepubblico e sociale così rilevanti e delicati per la società e le sicurezze collettive. Ovviamente, come opportunamente richiama il sindacato di Polizia, i costi gestionali non comprendono gli oneri relativi alla sicurezza per Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza ed Esercito (!?) .

(Franco Zavatti, Dipartimento Sicurezza e Contrattazione Cgil regionale)