Capriolo“Partirà nei prossimi giorni – dichiara Massimo Becchi presidente di Legambiente Reggio Emilia – l’ennesimo piano di abbattimento del capriolo, consistente nel ridurre la popolazione di 3.082 animali, che sommati a quelli prelevati nella stagione venatoria 2008/09 (n. 6.361) anche quest’anno vedono la nostra provincia ai vertici nazionali per abbattimento di questa specie con circa 11.000 capi abbattuti”. Se da un lato si evidenzia in alcune aree la necessità oggettiva di ridurre la popolazione dei caprioli dall’altro non va dimenticato che è praticamente impossibile portare la densità di questa specie dagli attuali valori 25,5 animali/km quadrato a quanto prevede il piano di 16-18 animali al chilomero quadrato, in quanto sarebbero necessari piani nei prossimi anni ben più consistenti degli attuali. Lo stesso parere dell’ ISPRA di Ozzano dell’ Emilia (l’ex Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) ritiene compatibile questo valore di densità per la nostra provincia, dove piuttosto si segnala invece una politica di contenimento della specie basato solo con l’abbattimento, senza, come in altre raltà, adottare misure di protezione della porzioni di territorio più danneggiate. Comunque vada questo piano di abbattimento porterà la popolazione di capriolo sui 21.000 animali, ovvero con circa 8.000 femmine si avranno il prossimo anno circa 13-14.000 nuovi caprioli (il tasso di fecondità è di circa 1,7-1,8 nati per ogni fammina), arrivando ad una popolazione di 34-35.000 animali. Per arrivare alle densità previste dal piano di faunisticio provinciale occorrerebbe abbattere ben di più degli 11.000 previsti oggi con i due piani”.

“Certamente – continua Becchi – restano molte perplessità su questi piani, visto che il piano autunnale si è rivelato sbagliato e questo secondo nasce da una richiesta degli agricoltori. E’ infatti sempre più difficile capire quando la parte scientifica è vera e quanto è a servizio di meri interessi territoriali di una categoria rispetto all’altra. Certamente andrebbe perfezionato il sistema risarcitorio alle aziende agricole, oggi per molti aspetti inadeguato, anche perchè questo problema ci sarà sempre visto che 3.000 caprioli su 24.000 sono il 12,5 % ovvero tutti gli altri resteranno normalmente sul territorio. E’ necessario quindi rivedere tutti una serie di aspetti legata alla gestione della fauna selvatica, visto che il prelievo che partirà nei prossimi giorni riguarderà anche 532 daini e 35 mufloni, senza contare che i danni maggiori sono arrecati dal cinghiale. In una provincia in cui si assiste ad un incremento costante della superficie boscata è ovvio aspettarsi una maggiore diffusione delle fauna selvatica. Non dimentichiamoci inoltre che la situazione di molte specie faunistiche è stata generata anche grazie ai piani di prelievo molto modesti degli anni ’90 che, del tutto sbagliati, hanno sottistimato il problema.”

“Per un confronto più serio – conclude Becchi – Legambiente chiede di fare parte della consulta venatoria, altrimenti anche la nostra associazione promuoverà raccolte di firme per evitare io piani di prelievo e fa i complimenti al comandante dei vigili provinciali Alessandro Merlo, anche responsabile dell’unità operativa Caccia e Pesca della provincia per la decisione di convocare la prima riunione dell’ ATC4 montagna il giorno 12 agosto. Vista la delicata situazione di questo ambito di caccia, il più problematico da sempre, si chiede di spostarla a data più consona fuori dal periodo prettamente vacanziero”.