”Voglio sapere chi mi rapì’: passo la vita nella mia villa di Casalgrande, che è carcere e guscio, sperando in una telefonata dei magistrati, ma nessuno mi ascolta. Eppure su una canottiera che indossavo quando mi rilasciarono c’è il Dna del capo della banda: oggi il Ris potrebbe risolvere il caso”. Così Silvana Dall’Orto, la donna sequestrata 21 anni fa, in un’intervista al settimanale ‘Diva e Donna’ (in edicola domani) torna a chiedere la riapertura delle indagini sul suo caso. La donna, moglie di Giuseppe Zannoni, ‘re delle ceramiche’ emiliano, fu rapita nell’88, liberata dopo 195 giorni dietro il pagamento di un riscatto di quasi 4 miliardi di lire e poi anche accusata (e scagionata) di complicità con i banditi. Oggi, lancia un appello alla procura di Bologna fornendo elementi, a suo dire, ”inediti” che potrebbero, ”con buona volontà dei magistrati”, ”provocare una svolta nelle indagini anche dopo tanto tempo”.
‘Un rapitore – spiega – mi diede una sua canottiera gialla che poi fu posta sotto sequestro dalla procura. Era usata, sicuramente ci sono delle tracce e siccome in carcere ci sono già altre persone condannate per sequestri e anche sospettate di avere avuto a che fare con il mio, si potrebbero cercare dei riscontri: oggi ci sono nuove tecniche”.