Lo chiedono con una risoluzione i Consiglieri Regionali del PdL Fabio Filippi, Luigi Francesconi, Enrico Aimi, Luca Bartolini, Andrea Leoni, Ubaldo Salomoni e Gianni Varani.
“Il 18 dicembre 2007 – si legge nel testo presentato – l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato, con una maggioranza amplissima, la risoluzione che chiede una moratoria internazionale sulla pena di morte, un decisivo passo avanti verso la completa affermazione di una cultura della vita e della sua difesa. La scienza dimostra che la vita di un nuovo essere umano ha inizio nel momento della fecondazione, per questo anche l’aborto, chimico o chirurgico, è un atto di interruzione della vita comminato da terzi a discapito dell’interessato e come tale dovrebbe rientrare nelle tutele giuridiche internazionali previste dalla suddetta moratoria e dai vari atti approvati dall’ONU in difesa dell’uomo, primo fra tutti la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”.
Se si analizzano, infatti, i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si ha l’idea delle dimensioni del fenomeno: ogni anno nel mondo vengono praticati circa 50 milioni di aborti (126.000 al giorno), un numero di vittime innocenti superiore a qualunque tipo di conflitto mondiale”
“Per di più – prosegue la risoluzione – in molti paesi del Terzo Mondo l’aborto è uno strumento di selezione demografica o razziale, come avvenuto in Cina e India con i neonati di sesso femminile e in Corea del Nord con i disabili. Anche nei Paesi ricchi, esso è fattore di discriminazione poiché, come dimostrano i dati italiani, a farvi ricorso sono soprattutto donne straniere o che si trovano in situazioni di indigenza, sfruttamento e ignoranza.”
“Ora il momento è opportuno per dare un forte segnale – dichiara Filippi – non solo l’approvazione della Moratoria sulla pena di morte, ma anche alcune mozioni discusse alcuni giorni fa alla Camera e proposte dagli Onorevoli Carlucci e Buttiglione, nonché la promessa di Obama a Benedetto XVI in occasione del G8 di ridurre gli aborti in USA dimostrano che il clima è cambiato.
Con questa risoluzione chiediamo alla Regione di far sentire la propria voce presso il Governo affinchè promuova in sede internazionale una moratoria della pratica dell’aborto.
Chiediamo, però, che alle dichiarazioni di intenti seguano anche i fatti e che la Regione faccia quanto in proprio potere per limitare gli aborti in Emilia-Romagna in particolare sospendendo la somministrazione della RU486, medicinale con gravi effetti collaterali, rivedendo l’attività dei Consultori affinchè l’opera di informazione e dissuasione della pratica dell’aborto non sia solo procedurale ma sostanziale, riducendo i giorni in cui è possibile praticar l’aborto terapeutico secondo quanto stabilito dalle recenti scoperte scientifiche e prevedere forme di sostegno alle donne che scelgono di non abortire, specie se in situazioni sociali difficili.”