Olio di soia spacciato per extravergine di oliva prodotto nella provincia di Foggia da ditte “fantasma”. E’ una frode alimentare di vaste proporzioni quella scoperta dai carabinieri del Nas di Bologna a pochi giorni dall’entrata in vigore – a livello comunitario – dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine dell’olio di oliva.
L’operazione, denominata “Soia d’oro”, ha permesso di denunciare 17 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alla sofisticazione e alla vendita di olio di soia spacciato, appunto, per olio d’oliva. L’organizzazione, spiegano gli investigatori, “operante tra Emilia Romagna e Puglia e costituita da elementi foggiani, campani, baresi ed emiliani, provvedeva alla sofisticazione e al confezionamento dell’olio, avvalendosi nella fase distributiva, anche di agenti e societa’ di commercio all’ingrosso compiacenti delle provincie di Bologna, Ravenna e Rimini”. Questi ultimi, “pur a conoscenza della sofisticazione, lo rivendevano fraudolentemente ad ignari acquirenti, titolari di negozi di vendita al dettaglio, esercizi di ristorazione e pizzerie, in bottiglie da un litro o in lattine da 5 con etichette false, per un giro d’affari stimato in 250mila euro”.
Tra i reati contestati anche quelli finanziari per aver prodotto falsa documentazione contabile intestata a societa’ fittizie pugliesi. Nel corso delle attivita’ sono stati sequestrati 13mila litri di olio sofisticato, illecitamente etichettato come “extravergine di oliva” e come “olio di oliva”, per un valore commerciale di circa 45mila euro.