Figurine, volumi illustrati originali, il fac-simile del trecentesco manoscritto medievale “Romulae Fabulae” di Gualterius Anglicus e il più antico documento figurativo della favola “La volpe e la cicogna”, conservato su un’idria a figure rosse del IV-III secolo, rinvenuta in una tomba di Corchiano e oggi custodita al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma.
Sono questi i “pezzi forti” della mostra “Esopo e la volpe. Iconografia delle favole dal IV a. C. al XX secolo”, aperta al Museo della figurina di Modena, in corso Canalgrande 103, dal 30 gennaio (inaugurazione alle 18) al 13 aprile.
Curata da Paola Pallottino, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Macerata e studiosa di storia dell’illustrazione, organizzata e prodotta dal Museo e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, la mostra sulla fortuna delle storie del grande favolista greco presenta come unici protagonisti gli animali, connotati simbolicamente a metaforizzare vizi e virtù umane. L’obiettivo è rintracciare le origini e valutare evoluzione e persistenza dei principali modelli figurativi adottati nel corso di un millennio dall’iconografia dei testi di Esopo attraverso la presentazione di cinque favole tra le più popolari ovvero “La cicala e la formica”, “Il corvo e la volpe”, “Il lupo e l’agnello”, “Il lupo e l’airone” e “La volpe e la cicogna”, indagate in altrettante immagini selezionate da manoscritti miniati e opere a stampa fra le più significative apparse in Europa tra il XIV e il XX secolo.
La mostra prevede un quadro sinottico, che presenta simultaneamente le cinque favole nel loro svolgimento cronologico, attraverso riproduzioni tratte da manoscritti e da oltre una trentina di opere a stampa, per favorire l’immediato raffronto fra i contenuti e la loro evoluzione nei secoli, attraverso una lettura, articolata su ascisse e ordinate, di decine di immagini. Lo svolgimento iconografico si dipana, infatti, cronologicamente attraverso un’inedita tavola sinottica, leggibile in orizzontale e in verticale, che consente alle immagini di raccontare e raccontarsi in una fitta trama di rimandi.
Contestualmente viene messo in evidenza il contributo artistico offerto dai massimi interpreti della materia: dai fantasiosi miniatori agli anonimi xilografi delle prime edizioni figurate, fino ai grandi illustratori come Marcus Gheeraerts, Francis Barlow, Thomas Bewick, Grandville, Gustave Doré, Walter Crane, Arthur Rackham.
La mostra evidenzia anche il primato italiano delle edizioni a stampa nel ventennio 1476-1496, per sottolineare come la fortuna dei protagonisti delle favole sia debitrice, nel tempo, delle suggestioni dei bestiari, della letteratura animalista e degli incroci con la materia emblematica e araldica, mantenendo costante il riferimento ai grandi repertori di zoologia.
Unicum della mostra, l’idria a figure rosse del IV-III secolo rinvenuta in una tomba di Corchiano, che costituisce il più antico documento figurativo della favola “La volpe e la cicogna”. Il prezioso reperto proviene dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, di competenza della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale.
Integrata da una serie di volumi illustrati originali e dal fac-simile del “Romulae Fabulae” di Gualterius Anglicus, la mostra si conclude con una sezione interamente dedicata alle figurine, la cui iconografia, aggiornata alle rielaborazioni favolistiche di La Fontaine e Perrault, svela una sorprendente originalità. Le immancabili Liebig e le sofisticate Bon Marché, tra le altre, seducono lo sguardo sia per le licenze creative che le contraddistinguono sia, talvolta, per l’arditezza che si fa beffe anche della morale.
Accompagna l’esposizione un catalogo bilingue corredato, oltre che dal testo critico di Paola Pallottino, anche da una inedita bibliografia sull’argomento. Impreziosisce il catalogo, l’allegato in ampio formato della riproduzione con la tavola sinottica dell’allestimento. È prevista anche un’attività didattica mirata, con materiale predisposto e laboratorio per i bambini.
Continua infine la collaborazione tra il Museo della Figurina e un gruppo di studenti dell’Istituto d’Arte Venturi, coordinati dalla professoressa Antonella Battilani, interpreti in chiave contemporanea degli stimoli offerti dalle favole di Esopo, che a distanza di 2500 anni sprigionano ancora un fascino inossidabile.