8 marzo. Nobel negati alle donne di scienza: una mostra promossa da Regione e Università di Bologna racconta la storia delle scienziate discriminate.

Dal 1901, anno dell’istituzione del premio Nobel, sono state solo dieci le scienziate alle quali è stato attribuito questo importante riconoscimento per una disciplina scientifica. La polacca Marie
Curie-Sklodowska, grazie ai suoi studi sulla fisica e la chimica, è stata l’unica scienziata ad ottenerne due. In totale sono quindi undici i Nobel
riconosciuti alla scienza femminile su oltre 500 premi assegnati nel corso del XX secolo. Nell’ambito della ricorrenza dell’8 marzo, l’assessorato regionale alla Scuola, formazione professionale, università, lavoro e pari opportunità e l’Università di Bologna
promuovono una mostra che mette a fuoco il rapporto tra donne e scienza e che intende sollecitare una riflessione sulla necessità di valorizzare il contributo determinante della componente femminile nella società e nel
progresso scientifico.

“Un modo per ricordare in occasione dell’8 marzo la fatica e gli sforzi che ancora si devono compiere affinché le donne vedano riconosciuti nella società e nel mondo del lavoro i meriti che effettivamente hanno, in particolar modo nell’ambito della cultura tecnica e scientifica – ha detto l’assessore regionale Paola Manzini – I dati ci confermano che c’è un interesse crescente delle ragazze nei confronti delle materie scientifiche, che hanno risultati scolastici e accademici generalmente migliori degli uomini, ma una volta entrate nel mondo del lavoro hanno retribuzioni più basse dei loro colleghi maschi a parità di livello. E anche nella carriera accademica l’87% dei ricercatori, ordinari e associati sono maschi. Evidentemente c’è più di un problema”.

“Fare carriera costa molta fatica alle donne, la società dovrebbe fornire più aiuti concreti – ha spiegato Paola Monari, prorettore degli
studenti per l’Università di Bologna – Nell’ambito della ricerca scientifica le donne trovano maggiore spazio quando il mercato del lavoro
è più attivo, dove di norma vengono preferiti gli uomini, che di conseguenza lasciano posto alle ricercatrici. Quando gli uomini non trovano lavoro, tendono ad occupare anche gli incarichi nella ricerca, e i posti per le donne vengono drasticamente ridotti”.

L’esposizione, curata da Lorenza Accusani e allestita negli spazi del Museo di Palazzo Poggi dal 7 al 20 marzo, racconta la storia di donne che, pur avendo contribuito in modo decisivo al progresso scientifico in differenti campi del sapere e della ricerca, non hanno ottenuto questo meritato riconoscimento, alcune delle quali vedendo premiati per ricerche analoghe i loro colleghi. Si tratta delle biologhe Rosalind
Franklin e Nettie Maria Stevens, delle astronome Jocelyn Bell-Burnell e Annie Jump Cannon, delle fisiche Lise Meitner e Chien-Shiung Wu.
Nell’ambito della mostra, le cui opere sono state realizzate dalle artiste Marta Graziato e Valentina Gamba dell’Accademia Albertina delle Belle arti
di Torino, verrà inoltre presentato un video, tratto dallo spettacolo teatrale “Photograph51”, realizzato dall’Associazione Baretti sulla vita
di Rosalind Franklin, la scienziata che alla metà degli anni ’50, diede un contributo rilevante alla biologia molecolare, fornendo le prove
sperimentali alla struttura del DNA.
Il tema dell’esposizione, il rapporto tra donne e scienza e il difficile riconoscimento di questo ruolo da parte della società, anche nelle sue
sezioni più sensibili e avanzate, è una questione divenuta uno dei nodi centrali delle istituzioni. La valorizzazione della cultura scientifica e
del sapere, l’investimento sul capitale umano e la promozione della ricerca oggi orientano le politiche regionali per l’istruzione, la
formazione e il lavoro. La consapevolezza dell’insufficiente riconoscimento delle competenze alte delle donne e del contributo determinante che la componente femminile della società ha dato e dà al progresso scientifico vede le istituzioni impegnate ad individuare soluzioni capaci di eliminare ostacoli, pregiudizi e discriminazioni che
continuano a compromettere a tutti i livelli i percorsi di carriera delle donne.

L’esposizione, che inaugura oggi pomeriggio alle ore 17, sarà visibile fino al 20 marzo da martedì a venerdì, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle
16; sabato e domenica, dalle 10,30 alle 13,30 e dalle 14,30 alle 17,30.
Nelle giornate di sabato 8 marzo, alle ore 16 e sabato 15 marzo, alle ore 11,30, sarà possibile effettuare una visita guidata.