Ieri si è svolta a Sassuolo, presso Casa Valentini, sede del centro di salute mentale, la conferenza stampa in occasione della siglia del protocollo tra il Centro di Salute Mentale del Distretto di Sassuolo dell’Ausl di Modena e i Comuni di Fiorano modenese, Formigine, Frassinoro, Maranello, Montefiorino, Palagano, Prignano sulla Secchia e Sassuolo.
Erano presenti la dott.ssa Vanna Greco, responsabile area sud del Servizio Salute Mentale, il dr. Giovanni Neri, responsabile dipartimento del Servizio di Salute Mentale, il dott. Mirco Braghiroli direttore del distretto Ausl di Sassuolo e gli assessori alle politiche sociali dei quattro comuni del distretto ceramico: Susanna Bonettini, Luigi Ferrari, Francesco Tosi e Silvia Vecchi, accompagnati dal responsabile dell’Ufficio di Piano, dott.ssa Maria Cristina Plessi.
Il Protocollo siglato nasce dal lavoro di un gruppo integrato di operatori del Centro di Salute Mentale e dei servizi sociali dei comuni, con l’obiettivo sia di una condivisione culturale dei principi fondanti la cura della persona nella sua globalità, sia di strumenti operativi conseguenti, che siano in grado di rendere possibile l’avvio di un dialogo e di conseguenti modalità concrete di intervento nell’ottica dell’integrazione sociale e sanitaria, punto cardine del prossimo piano sociale e sanitario regionale.
Il perseguimento di una situazione di benessere psichico e mentale della persona e della sua famiglia, tradizionale appannaggio di un servizio di salute mentale, insieme alla progettazione di percorsi di vita autonoma e di sostegno e reinserimento sociale, di cui sono invece i servizi sociali a farsi carico, concorrono insieme ad affrontare un disagio sempre più diffuso nella nostra società e originato da un intreccio di problematiche di varia origine.
In questa direzione va quindi collocata l’importanza del protocollo, confermata peraltro dalla necessità, ogni giorno più pressante, di leggere in modo integrato i bisogni della persona, per costruire servizi sempre più adeguati che, insieme agli interessati, concorrano a fornire risposte efficaci e personalizzate tese alla costruzione di un sistema dove le persone possano “stare bene”, realizzando altresì le proprie opportunità di vita.
Il protocollo vuole tra l’altro favorire l’accesso delle persone con problematiche psichiatriche ai servizi, attraverso il miglioramento della comunicazione e della conoscenza delle rispettive competenze e risorse dei servizi sociali e sanitari, al fine di rimuovere gli ostacoli di ordine culturale e organizzativo che si riscontrano; costruire un linguaggio comune e una cultura condivisa della salute mentale tra i servizi coinvolti; promuovere una maggiore conoscenza della problematica psichiatrica nel territorio al fine di reperire nuove risorse e incrementare opportunità per chi presenta un disagio psichiatrico, per costruire reti più significative e stabili; utilizzare in modo più razionale e appropriato le risorse e le professionalità presenti attraverso strumenti di integrazione; sviluppare un orientamento dei servizi alla domiciliarità, con una più forte attenzione alle persone sole o fragili, a rischio di non autosufficienza; sviluppare integrazione sui percorsi domiciliari, residenziali e semiresidenziali; valorizzare come risorsa dei servizi la partecipazione delle associazioni di familiari, del volontariato e del privato sociale.