L’inflazione a settembre è scesa al 2,1% dal 2,3% di agosto. E’ quanto comunica l’Istat, confermando le anticipazioni delle città campione. Su base mensile, i prezzi sono rimasti invariati.
Il tasso di settembre è il più basso da gennaio 2000, precisano all’ Istat, per trovare cioè un dato uguale bisogna risalire a dicembre del 1999. In base alle stime provvisorie dell’ istituto, l’indice armonizzato europeo ha registrato una variazione mensile del +0,6% e annua del +2,2%.
Gli incrementi congiunturali più significativi dell’ indice per l’intera collettività si sono verificati per i capitoli istruzione (+0,8%) e per abbigliamento e calzature e abitazioni, acqua, elettricità e combustibili (+0,2% per entrambi). Invariati mobili e servizi per la casa e il capitolo ricreazione, spettacoli e cultura; mentre hanno registrato variazioni negative i trasporti (-0,5%), i prodotti alimentari e i servizi sanitari (-0,2% per entrambi). Gli incrementi tendenziali più elevati sono invece stati quelli di bevande alcoliche e tabacchi (+7,2%), alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (+3,8%), trasporti (+3,3%) e altri beni e servizi (+3%). Si conferma la variazione tendenziale negativa delle comunicazioni (-7,5%).
La diminuzione del tasso inflazionistico, spiegano all’Istat, dipende dal rallentamento dell’inflazione per otto dei 12 capitoli di spesa (alimentari, abbigliamento e calzature, mobili, servizi sanitari, trasporti, ricreazione, istruzione e altri beni e servizi). In particolare, determinante è stato il passaggio da un tasso di inflazione dell’1,9% ad agosto all’1,1% di settembre degli alimentari. Il tasso di questo mese è il più basso da aprile del 2000 e considerato il peso che il capitolo ha sull’indice generale (16,1%), l’impatto è stato significativo. La componente decisiva è stata quella degli alimentari freschi: gli ortaggi hanno registrato una diminuzione tendenziale del 5,6% e la frutta un aumento limitato dello 0,5%.