La Giordania è l’unico Paese che è riuscito a ottenere la liberazione di tutti i propri cittadini presi in ostaggio dalla guerriglia irachena. Per questo le dichiarazioni fatte da re Abdallah al ‘Corriere della Sera’ suonano come un messaggio di speranza. “Entrambe le ragazze sono vive: è l’informazione di cui dispongo” ha detto il sovrano giordano che domani sarà in Italia per una visita lampo. Arriverà alle 12 per incontrare in mattinata il presidente Ciampi e nel pomeriggio il premier Berlusconi.
“Lavoriamo insieme al governo italiano sin dal momento in cui sono state rapite” ha aggiunto, “con l’aiuto dell’intelligence stiamo cercando di localizzarle e stiamo utilizzando tutti nostri contatti con i leader e i gruppi all’interno dell’Iraq per ottenere il loro rilascio”.
Abdallah, il cui servizio segreto è riuscito nei mesi scorsi a sventare un attentato che sarebbe potuto costare la vita a 80mila persone, ha sottolineato che la strategia dei sequestri attuata in Iraq richiama quella degli anni ’80 in Libano, anche se all’epoca mancava una componente nuova: l’offensiva mediatica. Come allora, ha detto il sovrano, ci sono “due tipi di rapitori: gli estremisti religiosi, i più pericolosi e disumani” cui “non importano la legge e i diritti degli individui” , e le “organizzazioni criminali che rapiscono la gente per denaro”. “E’ ovvio” ha detto, “che è più facile ottenere qualcosa dai criminali: per loro è soltanto un business”.
Uno dei ruoli da chiarire, secondo Abdallah, è quello dei media. “Consentire ai terroristi accesso illimitato sui giornali e alla televisione accresce la loro forza” afferma, “se la comunità internazionale decidesse di non permettere di utilizzare i media per farsi propaganda diffondendo immagini con l’umiliazione degli ostaggi, un parte del problema potrebbe essere risolto”.