Anche il prosciutto di Parma e il parmigiano reggiano rischiano in futuro di essere vittime di
colture e animali contaminati dagli Ogm. A lanciare l’allarme é il presidente dell’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab) dell’Emilia-Romagna, Giovanni Matteotti che, alla vigilia di Sana, il salone internazionale del naturale al via giovedì a Bologna, chiede di approvare quanto prima la
legge regionale anti organismi geneticamente modificati.
Oggi – ha spiegato Matteotti in una nota – nessuno conosce i dati sulla reale diffusione degli Ogm nell’agricoltura regionale. Che impressione ci farebbe comprare del prosciutto di Parma realizzato con maiali alimentati con organismi
geneticamente modificati?
Questo è il futuro che ci attende se non interveniamo subito: le colture geneticamente modificate contaminano tramite i pollini tutte le altre coltivazioni, anche
quelle biologiche e quelle da cui derivano i prodotti tipici”.
Per questo il presidente dell’Aiab si auspica che il
consiglio regionale approvi al più presto la proposta di legge regionale per mettere al bando le coltivazioni Ogm presentata dal consigliere dei Verdi, Daniela Guerra, seguendo l’esempio
di altre ‘sagge’ regioni come Veneto e Toscana.
Secondo i dati forniti da Matteotti il 68% dei consumatori italiani è “nettamente contrario ai prodotti contenenti Ogm. Sono inoltre pericolosi per l’uomo e per gli animali, per l’ecosistema, come è stato dimostrato, e per la sovranità alimentare dei paesi emergenti”.
Nel 2003, secondo i dati della Regione, le aziende biologiche certificate dell’Emilia-Romagna, cioé quelle che non fanno uso di pesticidi, concimi e altre sostanze chimiche di sintesi, sono state 4.764 contro le 5.192 del 2002. Nonostante il calo
numerico le aziende biologiche della regione “presentano una più spiccata vitalità sul mercato che in altre regioni italiane – segnala Michele Coladangelo, responsabile regionale
Icea, l’ Istituto di certificazione etica ed ambientale di Bologna, uno dei principali organismi di certificazione del biologico in Italia.
Nella provincia di Bologna le aziende certificate sono state 733, con una contrazione del 13,2% rispetto al 2002. Il primato spetta a Forlì-Cesena: 1.010 (-9,1% sul 2002), seguita da Parma, con 831 aziende (-5,7%); Modena, 617 (-19,1%); Reggio Emilia, 491 (-5,6%); Piacenza, 441 (+4,0%); Ravenna, 323 (-0,3%); Ferrara, 172 (-1,7%) e Rimini, 146 (-2,7%).