Anche l’albero più resistente alla fine dovrà arrendersi allo stress da feste natalizie. Il 90%
degli abeti che ogni anno fanno la loro bella figura nelle case italiane non sopravvivono alla prova addobbo, anche se appartengono alla categoria degli autorizzati, cioè muniti della certificazione dei vivai, e non degli illegali.

Addobbi troppo pesanti, stress per le temperature elevate e aria secca per colpa dei termosifoni, terricci inadatti: ecco le minacce dirette che attentano alla vita degli alberi di Natale che si
trovano, a fine lotteria, a dover combattere anche contro il rischio avvelenamento causato dall’uso di neve artificiale e bombolette d’oro e d’argento che intaccano la superficie dei rami e delle foglie.
L’ottima qualità, inoltre, non fornisce maggiori garanzie di rivedere lo stesso albero per il prossimo Natale.

”Ripiantarli
a feste concluse è un’operazione a rischio di fallimento – afferma il Corpo Forestale dello Stato – gli abeti hanno bisogno di una determinata altitudine, oltre i 1000 metri e di zone
fitoclimatiche particolari: piantarli nel giardino di casa o sul ìterrazzo potrebbe provocare un’inutile sofferenza a queste piante già stressate dal caldo, dagli addobbi e dalla mancanza di luce”. Dietro l’angolo anche il rischio contaminazione genetica. Per il dopo Natale ”occorre controllare la specie
della pianta – consiglia il Cfs – visto che molti abeti,
soprattutto i più economici, vengono importati dal nord e dall’est dell’Europa. L’improbabile operazione di recupero dell’abete potrebbe provocare una sorta di inquinamento genetico
danneggiando nel lungo periodo le specie autoctone”.

In molti comuni, soprattutto quelli del nord o delle aree montuose, dopo le feste si organizza il recupero delle piante, impresa quasi disperata visto che le piante sono praticamente
morte. Difficile anche l’individuazione delle aree idonee per la forestazione che i comuni mettono a disposizione.