Tabaccai sul piede di guerra: con l’inizio del nuovo anno sono entrate in vigore le nuove tariffe postali ma mancano i francobolli nelle nuove prezzature, col rischio di gravi disagi per utenti ed esercenti.

A lanciare l’allarme è la Fit (Federazione italiana tabaccai) che ha proclamato lo stato di agitazione, minacciando lo sciopero e la sospensione della
vendita di francobolli e chiedendo un incontro urgente, subito dopo la Befana, con l’amministratore delegato di Poste italiane
Massimo Sarmi. Tutto nasce, spiega, dalla
rimodulazione delle tariffe decisa a fine anno dalle Poste, per cui da oggi diminuisce il costo di una lettera in Posta prioritaria mentre sale la tariffa base della Posta ordinaria. La Posta prioritaria – spiega – scende da 62 a 60 centesimi, quella ordinaria sale da 41 a 45 centesimi, ma delle
nuove affrancature neanche l’ombra. E siccome secondo noi devono essere ancora stampate, è facile immaginare quello che succederà nei prossimi giorni, con i tabaccai costretti a
vendere i vecchi francobolli e a far pagare, per esempio, due centesimi in più per la Posta prioritaria, nonostante il calo della tariffa”.

Baronci spiega quindi che, su sollecitazione della Fit, le Poste hanno assicurato che metteranno in circolazione francobolli da 1,2 e 3 centesimi ”per arrangiare l’affrancatura”; ma ”difficile che questi possano essere distribuiti nei prossimi giorni, a meno che – ironizza il segretario della Fit – non rimettano in circolazione i vecchi francobolli da una o due lire”. E poi, aggiunge, ”che ci faranno i tabaccai con i francobolli da 62 centesimi di cui sono strapieni?”.

La decisione della Fit di proclamare lo stato di agitazione e di minacciare lo sciopero generale dei tabaccai va però al di là della questione francobolli. ”Abbiamo chiesto un incontro
urgente con Sarmi – spiega Baronci – perchè va bene collaborare con le Poste, ma non si può continuare a lavorare così. Per i tabaccai la vendita di francobolli è un obbligo di legge e un attività su cui il guadagno è poco e niente. Se poi le Poste,
come stanno facendo, si mettono a farci concorrenza accaparrandosi tutti gli uffici e le attività commerciali (a cui inviano le affrancature) e lasciando a noi solo il cliente che compra uno o al massimo due francobolli, allora il gioco non
vale più la candela. Per questo – conclude il segretario generale della Fit – vogliamo un chiarimento, a partire da un incontro subito dopo l’Epifania”.

Nel dettaglio, la riorganizzazione tariffaria prevede che il costo di una spedizione per l’Italia di una lettera fino a 20 grammi di peso con Posta Prioritaria passa da 62 centesimi di euro a 60 centesimi(con una riduzione del 3%). Gli invii fino a
20 grammi rappresentano i due terzi del totale della Posta Prioritaria. Le tariffe della Posta Ordinaria (utilizzata soprattutto per la corrispondenza commerciale) vengono invece
rimodulate con un aumento della tariffa base ed una ridefinizione degli scaglioni di peso. Le tariffe postali erano ferme da oltre sei anni. Secondo Poste italiane l’impatto inflattivo della manovra tariffaria è trascurabile (0,01%) e corrisponde ad un aumento medio di spesa di soli 2 Euro all’anno
a famiglia. E’ introdotto inoltre il meccanismo del price cap, che lega le variazioni tariffarie al miglioramento del servizio.