E’ stato un ‘suicidio annunciato’.
Al Khatib Muhannad Shafiq Ahma, nato il 24 dicembre 1969 a Kuwait City, ma di passaporto giordano (queste le corrette generalita’ del suicida), un passato di problemi psichici gravi, da tempo andava dicendo che l’avrebbe fatta finita.
L’ultimo annuncio – ma non era chiaro che l’epilogo sarebbe avvenuto stamani all’ alba – lo aveva fatto la scorsa notte a un amico extracomunitario che, ha raccontato, aveva raccolto il suo sfogo nella sua stanza in via Emilia Est, alla periferia di Modena, sdraiato sul letto completamento vestito.
”Escludiamo la matrice eversiva al
90 per cento. Ci teniamo un 10 per cento di margine per i doverosi controlli”, hanno detto il procuratore aggiunto Manfredi Luongo, titolare dell’ indagine (la sostituta Mariangela Sighicelli, Pm di turno, era impegnata sull’ omicidio di un marocchino a Sassuolo) e la funzionaria della Digos Giusy Malvi, che hanno fornito i dettagli ai giornalisti, smentendo la voce circolata a Modena secondo cui il giordano, oltre ad annunciare il suicidio, avrebbe anche detto che sarebbe stato un suicidio ”clamoroso”.
In attesa dell’ autopsia sulle parti di cadavere che sono state rinvenute in via Blasia, luogo dell’ esplosione, all’ angolo della sinagoga modenese e sull’ adiacente piazza Mazzini, e le indagini sul cellulare del suicida, trovato integro, gli inquirenti spiegano che non e’ stato trovato alcun indizio di un atto eversivo vero e proprio, ne’ messaggi scritti, e che non ci sono indizi che qualcuno possa avere in qualche modo ‘ispirato’ le modalita’.
Il giordano, arrivato a Modena da Perugia nel ’97, non aveva una vita sociale all’ interno della comunita’ islamica, faceva lavori saltuari e aveva alcuni piccoli precedenti per rissa o fatti di violenza, tipici di un personaggio sicuramente violento, ma che non aveva, a quanto risulta, ne’ problemi di alcol ne’ di droga. Non aveva parenti in Italia e aveva due luoghi in cui dormiva, perquisiti entrambi con esito negativo.
L’ esclusione della matrice eversiva, data con certezza dagli inquirenti, che hanno aperto comunque un fascicolo secondo l’ articolo 280 del codice penale (attentato a fini eversivi, aperto per dovere di ufficio verso ignoti che potrebbero avere in qualche modo avuto un ruolo ma di cui non c’ e’ traccia) si basa sul profilo psicologico del suicida, che aveva gravi problematiche psichiche, soffriva di crisi depressive e di psicosi per le quali faceva uso di pesanti psicofarmaci; era stato visto l’ ultima volta dal Simap un mese fa, quando gia’ manifestava manie depressive. Da tempo spiegava ai suoi amici che non ce la faceva piu’: ”Ho sbagliato in tutto”.
Dopo l’ ultimo incontro con un amico, ha preso la sua Peugeot 205 bianca e si e’ diretto verso il centro della citta’, infilandosi da piazza Roma, dove ha sede l’ Accadenmia Militare, nella via Blasia che costeggia la sinagoga. La forte accelerazione della vettura e la frenata proprio all’ angolo con piazza Mazzini ha attirato l’ attenzione dei poliziotti in servizio di sorveglianza al luogo di culto. Gli agenti sono intervenuti e hanno visto, dai tappetini della vettura, svilupparsi un denso fumo. Gridando, hanno cercato di convincere l’ immigrato a uscire dalla vettura. Hanno preso un estintore, col quale hanno rotto un vetro posteriore, e hanno cercato di spegenre l’ incendio senza riuscirvi. Sono allora corsi alla vettura di servizio per prendere un secondo estintore, il cui contenuto non e’ comunque riuscito a domare le fiamme, che al contrario sono divampate. A quel punto si sono allontanati e poco dopo si e’ innescata l’ esplosione della bombola di gpl, che ha sventrato l’ automobile, lanciando a qualche metro la parte posteriore. I due agenti, illesi, hanno comunque riportato lievi conseguenze per l’onda d’urto.
Il corpo, dilaniato, si e’ sparso per vari metri e sara’ compito del medico legale, Beduschi, stabilire le modalita’ del decesso e il tipo di materiale usato per innescare l’ incendio.
Chi ha fatto i soccorsi ha detto di non avere sentito odore di benzina. E’ comunque escluso, dai primi rilievi, che a bordo ci fossero taniche di benzina. Secondo alcune voci non confermate, l’ incendio potrebbe essere stato innescato con un accendino da cucina, di quelli lunghi a gas, che sviluppano una fiamma intensa.
Manfredi Luongo ha detto che non c’ e’ alcun tentativo in corso per minimizzare la portata del fatto, perche’, ha detto, se il giordano avesse voluto fare una strage avrebbe scelto un altro orario, non le cinque meno un quarto, e altre modalita’.
Secondo il magistrato forse l’ uomo voleva soltanto morire bruciato, pensando alla possibile esplosione della bombola del gpl come a un fatto di cui non importarsene. Potrebbe aver agito per emulazione, come sta accadendo, ha detto, nelle iniezioni di sostanze tossiche nelle acque minerali. Dovendo morire, cioe’, avrebbe scelto di imitare i kamikaze islamici che si fanno esplodere contro gli obiettivi individuati come nemici.