Un italiano su due scopre di avere
l’Aids nel momento in cui affronta il primo test alla ricerca dell’infezione. E’ aumentato cosi’ il numero di coloro che scoprono in ritardo di avere la malattia: nel 1996 cio’ accadeva in un caso su 5. E’, questo, uno dei dati presentati oggi dal Centro Operativo Aids (Coa) dell’Istituto Superiore di Sanita’, diffusi oggi a Roma presso l’istituto Spallanzani, nella giornata mondiale dell’Aids.
Secondo i dati del Coa, aggiornati al 30 novembre, si assiste in Italia ad una stabilizzazione dei nuovi casi di Aids e 6 persone su 4 che ricevono la diagnosi non hanno seguito la terapia.
”Malgrado i risultati, l’Aids e’ ancora un serio problema”, ha osservato il ministro della Salute Girolamo Sirchia commentando i dati. L’Aids, ha aggiunto, ”e’ un serio problema nei paesi in via di sviluppo, dove sta decimando intere popolazioni, ma anche da noi continua ad esistere. E’ un pericolo che ognuno deve conoscere”.
Rispetto al passato, ha rilevato il direttore del Coa, Giovanni Rezza, si e’ alzata a circa 40 anni l’eta’ media di coloro che contraggono l’infezione da Hiv. Gli stranieri che contraggono l’infezione sono saliti al 20%. Cambiano anche le modalita’ del contagio: nel passato si infettavano soprattutto i tossicodipendenti attraverso lo scambio di siringhe, mentre oggi i rapporti sessuali sono la principale modalita’ di trasmissione. Secondo i dati del Coa, infatti, a contrarre il virus Hiv sono nel 40% dei casi persone eterosessuali, nel 20% omo o bisessuali e solo nel 35% tossicodipendenti.