E’ stato l’unico fotografo a
riprendere la Rivoluzione culturale cinese, ma le sue immagini sono rimaste segrete fino ad oggi, ad eccezione di 20 scatti la cui pubblicazione fu autorizzata nel 1988. Dal 6 dicembre 140 fotografie di Li Zhensheng saranno esposte a Palazzo Magnani di Reggio Emilia (fino al 15 febbraio 2004), nell’ambito della mostra ‘L’odissea di un fotografo cinese nella Rivoluzione culturale (1966-1976)’, curata da Robert Pledge e Gabriel Bauret, che arriva in Italia dopo il successo parigino.

La rassegna, promossa dalla Provincia di Reggio Emilia, mostra una parte delle circa mille fotografie scattate da Li Zhensheng, allora fotografo di un giornale del Partito comunista del nord est del Paese, durante il cataclisma sociale che sconvolse la Cina, tra l’inizio della Rivoluzione culturale (16 maggio 1966) e la morte di Mao Zedong (9 settembre 1976). I negativi piu’ ‘compromettenti’ furono conservati per trent’anni da Li in un buco scavato nel pavimento del suo alloggio. Le immagini documentano la violenza che si e’ scatenata durante la Rivoluzione e sono raccolte in un volume pubblicato da Phaidon, che accompagna la mostra.


Il fotografo, che si muoveva con un lasciapassare con la scritta ‘Colore rosso-soldato di notizie’, ha documentato la spettacolarizzazione dei processi pubblici, le autocritiche, il culto della personalita’, le adunate di massa, le campagne di rieducazione. Rieducazione a cui non sfuggi’ neppure il ‘soldato di notizie’: entrato in conflitto con le gerarchie del giornale, Zhensheng nel 1968 fece due anni di lavori forzati in una ‘scuola di correzione’. Nel 1972 riottenne il suo posto di responsabile del servizio fotografico. Catalogo pubblicato da Phaidon. Info:0522/454437