Su 115 feriti portati in ospedale dopo incidente stradale, ben 46 erano positivi all’antidoping. Insomma avevano assunto una o più sostanze che alterano i riflessi e sconsigliano di mettersi al volante.
Quaranta incidenti stradali su cento sarebbero causati da persone che, prima di mettersi alla guida, assumono alcool e sostanze stupefacenti. E’ quanto è emerso da un’indagine del Policlinico di Modena su un campione di 115 persone che, negli ultimi mesi, sono state seguite dal personale medico del pronto soccorso dopo essere rimaste ferite in altrettanti scontri. Il periodo rilevato è stato tra luglio e agosto e i campioni di urine sono stati raccolti dai pazienti politraumatizzati afferenti al Pronto Soccorso del Policlinico.
La maggiore positività riguarda l’abuso di marijuana (22 casi), seguita dall’alcolemia, con 12, benzodiapezine, cocaina ed altre sostanze. La fascia d’età con più casi va dai 21 ai 40 anni (25 casi), seguita con 11 dalla fascia 15/20 e 10 casi per 41/70. La statistica ha pure smontato due preconcetti: il primo riguarda la fascia oraria, in quanto non c’è quasi differenza se l’incidente è avvenuto dalle 20 alle 8 o dalle 8 alle 20 (42% e 38%), così come anche la nazionalità, poiché dei 115 casi solo il 15% sono extracomunitari mentre italiani ed europei si attestano rispettivamente al 43 e 40 per cento. Non risultano grandi differenze neanche sulla differenza tra feriali e festivi, con il week end in leggera maggiore percentuale. Le statistiche dicono che un modenese su dieci con ogni probabilità sarà coinvolto in un incidente stradale nell’arco dei prossimi cinque anni. L’allarme è lanciato da Daniele Giovanardi, responsabile del Pronto Soccorso del Policlinico, che ha preso spunto dalla prima conferenza nazionale sui traumi della strada, per elaborare un contributo che desse dati certi. “Il problema maggiore – spiega Giovanardi – è stato la raccolta dei dati sull’uso o sull’abuso di alcool perché la legge non permette il prelievo venoso se non dietro esplicito consenso informato, e questo è un grosso problema che i legislatori devono risolvere, come è stato già fatto in molti Paesi europei”.