E’ scattato il conto alla rovescia verso la riapertura – sabato 23 marzo dalle ore 10.30 – dei Chiostri di San Pietro (dopo restauri e recupero funzionale) e la presentazione del nuovo Laboratorio urbano aperto, che ospiterà Innovazione sociale e digitale nelle adiacenze dell’antico monastero. E l’Amministrazione comunale fa il punto su risultati e ‘impatti’ sociali del progetto di Innovazione sociale ‘Qua_Il quartiere bene comune’, che ha segnato il mandato amministrativo, “costruendo – ha spiegato stamattina alla stampa il sindaco Luca Vecchi – una nuova modalità, un nuovo stile, un nuovo metodo di confronto, dialogo e lavoro condiviso tra Amministrazione e quartieri: un’esperienza di innovazione sociale avanzata, valutata con grande interesse fra l’altro dall’Anci”.

Un progetto, ha aggiunto il sindaco, che “ha portato a contattare complessivamente poco meno di 50.000 cittadini; alla firma di 27 Accordi di cittadinanza e alla messa a punto di circa 170 progetti di cura della città e cura della comunità, con 1.540 partecipati unici a ciascun Laboratorio di quartiere, Laboratori che hanno poi esitato gli Accordi sottoscritti nel complesso da 784 soggetti.

“Domani pomeriggio presenteremo questo bilancio a stakeholder e cittadini che hanno partecipato al cammino di emersione dei bisogni, di co-progettazione delle risposte e realizzazione dei progetti, ai Chiostri di San Pietro, dove saranno sottoscritti i rinnovi degli Accordi per l’anno in corso – ha aggiunto il sindaco – E’ il momento più indicato ed è il luogo più giusto, perché questo discorso di Innovazione sociale, accanto a quello di Innovazione digitale, avrà un punto di riferimento centrale nel Laboratorio aperto urbano che consegneremo alla città sabato mattina.

“I Chiostri di San Pietro – ha concluso il sindaco – riaprono quindi alla città dopo un recupero e una rifunzionalizzazione che rendono questo capolavoro del Rinascimento fruibile tutto l’anno quale luogo di cultura, spettacolo, mostre, e nello stesso tempo lo hanno arricchito con la realizzazione nelle aree pertinenziali del Laboratorio aperto urbano: una infrastruttura immateriale, per la cultura e l’innovazione, in un luogo eccezionale per la costruzione della nostra nuova città”.

“Il valore aggiunto dei progetti definiti negli Accordi di cittadinanza – ha detto Valeria Montanari, assessore ad Agenda digitale, Partecipazione e Cura dei quartieri – è nella co-progettazione nei Laboratori con i nostri Architetti di quartiere e nel fatto che tali progetti siano stati poi portati avanti e realizzati grazie ai cittadini stessi: dalla proposta, alla progettazione, alla responsabilizzazione attuativa. Pensiamoci: è uno sforzo non secondario che i nostri concittadini, in maniera del tutto volontaria, hanno messo in campo”.

E la soddisfazione dei partecipanti, ha sottolineato l’assessore Montanari, “non è mancata. Lo confermano le risposte ai questionari somministrati ai 163 capi-progetto nell’ambito di una customer satisfaction e valutazione del livello di qualità del programma. Dai questionari emerge che quasi il 79% dei progetti realizzati nei quartieri è stata portata a termine positivamente; oltre l’83% degli intervistati dichiara di valutare positivamente l’efficacia dell’Accordo di cittadinanza e oltre l’85% degli intervistati da un giudizio positivo sulle ricadute del progetto nel territorio e sulla comunità di riferimento”.

“Sul piano economico – ha proseguito l’assessore – l’impatto è stato altresì positivo: il budget complessivo 2015-2018 per 163 progetti è stato di 843.000 euro, mentre il budget complessivo per le manutenzioni 2016-2018 collegate direttamente al ‘Qua_ Il quartiere bene comune’ è stato di 1.290.000 euro.

“Fra i temi e gli ambiti di progettazione più rilevanti negli Accordi, abbiamo la Mobilità sostenibile con particolare attenzione alla ciclabilità e alle Piste rurali, la Rigenerazione del territorio ‘dal basso’, l’Integrazione e la socialità, l’Agricoltura sociale e la valorizzazione del territorio ad esempio con riferimento al Parco Nilde Iotti, poi Bisogni di cura e risposte di vicinato, Infrastrutture digitali come risposta a un diritto, che è da ritenersi universale, al Digitale. In quest’ultimo caso l’esperienza progettuale di Coviolo Wireless e l’estensione del wifi di comunità alle altre frazioni di Fogliano e Mssenzatico sono probabilmente quelle di maggiore impatto collettivo: abbiamo già 534 famiglie abbonate alla banda ultralarga in modalità wifi.

“Con l’attivazione del Laboratorio aperto urbano ai Chiostri di San Pietro – ha concluso l’assessore Montanari – questo patrimonio di innovazione sociale diffuso potrà avere una sua declinazione anche economica, in termini di risposte ai bisogni in maniera efficace, efficiente ed ‘esportabile’, e le risorse ottenute, ricavate dai prodotti del Laboratorio aperto urbano, potranno ricadere sui territori, essere reinvestite sui quartieri stessi”.

“Abbiamo intrapreso il percorso di ‘Qua_Il quartiere bene comune’, con i nostri Architetti di quartiere, in assenza di esperienze consolidare in materia – ha spiegato Nicoletta Levi, dirigente del servizio Comunicazione e Relazioni con la città – Abbiamo costruito un dialogo sulla base di un ‘metodo di relazione’, che ha avuto quanto meno l’esito di evitare una frattura fra centro e periferia, possibile dopo la cancellazione delle Circoscrizioni.

“Non a caso, nel nostro Cruscotto di valutazione – ha aggiunto la dirigente – è contenuto chiaramente, quale indicatore di successo del programma segnalato da cittadini e associazioni interpellati, il rapporto con l’Architetto di quartiere, che è stato positivo nell’89% dei casi e la presenza dell’Architetto di quartiere è stata importante per quasi il 60% dei casi, proprio come riferimento dell’Amministrazione, indicando, in tal modo, il raggiungimento dell’obiettivo di ‘sostituire’ il vecchio modello di relazione centro-periferia basato sulle Circoscrizioni comunali con una modalità di relazione nuova ma altrettanto efficace. Inoltre, le modalità collaborative proposte sono state importanti, nel 54% dei casi, perché hanno consentito una relazione maggiore e migliore con il Comune, mentre rispetto alle altre associazioni e al rapporto con i cittadini singoli la percentuale di gradimento è del 45%”.

La leva determinante è stato il protagonismo civico delle persone.

“Certo le risorse economiche hanno avuto importanza nell’attuazione dei progetti – ha proseguito Levi – ma non esclusivo: le associazioni e i cittadini firmatari hanno consentito la realizzazione concreta dei progetti grazie, soprattutto, alla risorsa tempo. Come emerge da una ricerca dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, i volontari coinvolti nei 163 progetti sono quasi 2.700 per un totale di oltre 30.000 ore di attività per il bene comune. Il rapporto tra tempo pubblico e tempo privato per progettare e realizzare i progetti nei quartieri è di 1 a 10. Ogni volontario ha messo a disposizione almeno 4 ore del suo tempo per ciascun utente servito. Di questo fondamentale capitale sociale hanno beneficiato quasi 14.000 persone: utenti, partecipanti e fruitori dei progetti realizzati nei quartieri che hanno trovato soddisfazione alle esigenze non coperte dalla sola azione pubblica.

“E’ opportuno distinguere – ha concluso la dirigente – tra persone che hanno partecipato ai Laboratori, ragionando e proponendo, e persone che hanno messo in gioco anche il loro protagonismo, assumendosi volontariamente una responsabilità civica di decisione e attuazione: ebbene, 4 su 10 partecipanti hanno anche fornito un impegno personale concreto”.