Un dialogo sulla giustizia, partendo da due ruoli distanti, eppure complementari, per avviare una riflessione su una giustizia “giusta”, che non calchi il solco del giustizialismo e delle pene esemplari, ma che si prefigga l’obiettivo della rieducazione e del reinserimento sociale dell’individuo.

E’ questo il proposito del Dipartimento di Giurisprudenza di Unimore che si è rivolto a Gherardo Colombo, già Giudice della Suprema Corte di Cassazione, ed all’Arcivescovo della Diocesi di Modena e Nonantola Erio Castellucci per un cammino tra i sentieri della cittadinanza attiva, laddove il valore rieducativo della pena rappresenta il faro che deve guidare l’azione non solo del legislatore, ma di tutti i soggetti incaricati ad operare in un settore così problematico e complesso.

Magistrato ed autorità religiosa, infatti, saranno i protagonisti di un incontro su “Domanda di giustizia, responsabilità e diritto al reinserimento sociale: valori e forme della cittadinanza attiva”, che si terrà venerdì 22 marzo, alle ore 15.00, nell’Aula Magna “Giuseppe Dossetti” del complesso universitario San Geminiano (via San Geminiano 3) a Modena.

“La prospettiva che vogliamo offrire, innanzitutto agli studenti, ed ai presenti – spiega il Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza di Unimore prof. Vincenzo Pacillo – sarà, da un lato, quella del Giudice dello Stato, il quale si trova di fronte ad un sistema evoluzione di esecuzione penale, che dovrebbe puntare a mettere al centro non il delitto, ma l’uomo che ha commesso un errore e deve essere recuperato e si trova, tuttavia, a fare i conti con la domanda di giustizia della vittima; dall’altro lato il teologo (e Giudice ecclesiastico), il quale deve coniugare la misericordia con l’esigenza di retribuzione che ogni violazione dell’ordine giuridico reca con sé”.

L’incontro sarà presieduto e introdotto dal prof. Vincenzo Pacillo, che nel suo intervento riferirà dell’esperienza dei 34 “Apac”dello Stato brasiliano di Minas Gerais.

“Gli Apac – dice il prof. Vincenzo Pacillo di Unimore – sono una forma alternativa di detenzione, senza guardie armate e barriere, in cui “entra l’uomo e il delitto resta fuori”: una forma di rieducazione penale che va oltre l’esperienza carceraria e punta ad una riconciliazione sociale multidimensionale del condannato”.

L’appuntamento è organizzato in collaborazione con l’Associazione Servizi per il Volontariato Modena – Centro Servizi per il Volontariato.