«Negli ultimi anni, a Bologna è aumentato il tasso di anzianità: gli ultraottantenni, tra il 2000 e il 2017, sono passati da 26.500 a oltre 35.000. Questo dato, accompagnato ad una riduzione dei “piccoli ospedali”, induce a riflettere su come siano mutati i bisogni dei cittadini in termini di risposte sanitarie.

L’ampliamento delle cure primarie attraverso le Case della salute e quello delle cure intermedie attraverso gli Ospedali di comunità (Osco) sono fattori rilevanti per un modello di assistenza più coerente ai bisogni dei cittadini. Su questo la Regione Emilia Romagna ha fondato parte del nuovo piano socio sanitario e laddove questi modelli si sono affermati si osservano già i principali vantaggi.  Ad esempio, in una delle prime esperienze di strutture integrate come quella Casa della Salute/Osco a Forlimpopoli, sono diminuiti i tassi di ospedalizzazione e gli utenti ricevono, con soddisfazione, un’assistenza adeguata con maggiore prossimità alla propria residenza.

Se pensiamo alle dimensioni dell’area metropolitana di Bologna è facile intuire come lo sviluppo di questi modelli possa tradursi in aspetti positivi per la popolazione anziana e per le loro famiglie.

La Uil è quindi convinta della necessità di rimodulare l’assistenza con maggiore attenzione ai bisogni quotidiani delle persone. E’, invece, molto meno certa che la strada, per dare risposte ai cittadini, possa essere quella di denunciare un ritardo ascrivendolo ad una esclusiva ostilità da parte dai medici di base. Anzi.

Per questo auspichiamo si possa cominciare a lavorare in una logica di collaborazione e non di contrapposizione così da mettere in condizione i medici di base di poter gestire, in modo autonomo, queste strutture. Valorizzando così la propria attività professionale al pari di quella del personale infermieristico strategici per l’implementazione delle Case della Salute e degli Osco».