Nella seduta della Conferenza metropolitana di oggi, i Sindaci hanno condiviso il report “Le Unioni di Comuni dell’area metropolitana bolognese. Lo stato di salute”. Il documento, redatto dal Servizio innovazione istituzionale e amministrativa della Città metropolitana di Bologna, riporta un’analisi di quanto emerso negli incontri con le Unioni del territorio nell’ambito del progetto “Metropoli strategiche”, promosso da ANCI e dal Dipartimento della Funzione Pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

“È necessario – ha spiegato il sindaco metropolitano Virginio Merola – conoscere lo stato di salute delle nostre Unioni per individuare i loro punti di forza e di criticità. Le Unioni stanno vivendo una stagione istituzionale delicata, nella quale sembra che alcuni Comuni non credano nel valore aggiunto che gli Enti sovracomunali possono offrire.

Il modello di governance bolognese è caratterizzato da un certo indebolimento. Non vi è dubbio che si riscontra un modello di governo basato sulla cooperazione ancora radicato nella tradizione amministrativa bolognese che, tuttavia, sembra aver esaurito la sua forza espansiva ed in alcuni casi tende a regredire.

Occorre quindi ridelineare i vantaggi che vengono dalle gestioni associate e convincere coi fatti gli amministratori dell’efficacia di questi. Per farlo occorre cercare una maggiore sintonia con le politiche di governo territoriale della Regione e nel rapporto, ancora non pienamente maturo, con la stessa Città metropolitana.

Quindi, se il modello non risulta malato, ma solo indebolito, occorre intervenire tempestivamente prima che la situazione deteriori”.

Per questo il progetto di ANCI “Metropoli strategiche” rende possibile un intervento in questo senso e un affiancamento concreto della Città metropolitana di Bologna alle Unioni comunali. I prossimi passi prevedono una proposta di miglioramento, consolidamento e sviluppo in linea con gli aspetti di criticità emersi nel rapporto.

Fin da subito verrà avviata una attività di informazione e formazione non solo a favore dei dipendenti degli enti locali dell’area metropolitana, ma anche degli amministratori per evidenziare i punti di forza del modello di governance bolognese basato sulla cooperazione interistitituzionale.

La fotografia delle Unioni di Comuni

I Comuni della Città metropolitana di Bologna sono 55. La maggior parte di essi si è costituita in 7 Unioni. Non fanno parte di alcuna forma associativa, oltre a Bologna, Molinella, San Lazzaro e Alto Reno Terme.

L’Unione con il maggior numero di abitanti è il Nuovo Circondario Imolese (133.205) seguita dall’Unione Valle del Reno, Lavino e Samoggia con 110.608. Quella meno popolosa (ma seconda per superficie) è l’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese (49.246). Anche il numero di Comuni che compongono l’Unione è variabile: dagli 11 dell’Appennino ai 5 della Savena-Idice.

Per quel che riguarda il personale in capo alle Unioni si parla in tutto di 835 unità con una distribuzione però molto differente tra i vari enti, a seconda delle funzioni che i Comuni hanno trasferito alle Unioni. Si va dalle 221 persone dell’Unione Reno Galliera, alle 169 del Nuovo Circondario Imolese e alle 146 dell’Appennino fino alle 42 della Savena-Idice.

Per quel che riguarda le funzioni che i Comuni hanno conferito alle Unioni, tutte hanno attualmente i servizi informatici, la gestione del personale, la centrale di committenza unica e la protezione civile. Molti anche la polizia municipale e i servizi sociali. Solo due (Reno Galliera e Appennino) hanno anche l’istruzione pubblica.