Diventa operativa, con il nuovo Regolamento, la riforma dei referendum comunali decisa lo scorso anno con la modifica dello Statuto: oltre al consultivo, sono stati introdotti anche i referendum propositivi e abrogativi; è stato abbassato il numero delle firme necessarie per proporli (da 5 mila a 1.500, comprese quelle dei proponenti, almeno 150); sono state definite soglie diverse di quorum basandole non più sugli aventi diritto al voto, ma sul numero effettivo dei votanti dell’ultima elezione amministrativa.

Si ampliano in questo modo gli strumenti di partecipazione diretta a disposizione dei cittadini, come ha osservato l’assessora alla Partecipazione Irene Guadagnini illustrando il provvedimento in Consiglio comunale, e se ne rafforza l’efficacia concreta: più facile proporli; maggiormente possibile un risultato valido, che raggiunga il quorum dei votanti; meglio definito il percorso successivo. In caso di vittoria del Sì in un referendum consultivo, infatti, pur non essendo vincolante per l’amministrazione comunale, il Consiglio avrà 30 giorni di tempo per deliberare se intende conformarsi al risultato oppure no; mentre se vince il Sì in quello abrogativo il provvedimento viene abolito entro 60 giorni e in quello propositivo il Consiglio deve deliberare entro 60 giorni in modo conforme all’esito del risultato.

Il Regolamento, sul quale ha lavorato la commissione consiliare Affari istituzionali, definisce le modalità per proporre i quesiti referendari e indica i tempi delle procedure amministrative, oltre a indicare con puntualità, analogamente a quanto previsto dalla Costituzione, quali sono i temi che non possono essere sottoposti a referendum: dagli atti inerenti la tutela dei diritti fondamentali allo stato e ai regolamenti istituzionali, dal bilancio ai provvedimenti relativi a tributi, tariffe, espropri, nomine e pubblico impiego; fino ai mutui, ad atti di esecuzione di norme regionali o statali e ai quesiti già oggetto di referendum negli ultimi tre anni.

Tra le novità introdotte c’è il Comitato dei Garanti, composto da cinque persone, al quale spetta la valutazione sull’ammissibilità delle proposte di referendum. Ne fanno parte il segretario generale del Comune e membri nominati, con i relativi supplenti, dal presidente del Tribunale, dal Rettore dell’Università, dal presidente del Consiglio notarile e dal presidente dell’Ordine degli avvocati. L’organismo viene poi nominato dal Consiglio comunale all’inizio del mandato e rimane in carica per tutta la consigliatura.

I referendum non si possono svolgere in coincidenza con le elezioni Comunali (neanche nei sei mesi precedenti o nei tre mesi successivi all’insediamento del Consiglio), se ne possono svolgere al massimo cinque all’anno e preferibilmente in coincidenza con altre consultazioni.

QUORUM PIÙ FACILI DA RAGGIUNGERE

Per il referendum consultivo, il cui risultato non è vincolante per l’amministrazione comunale, il quorum non è nemmeno previsto, è valido qualunque sia il numero dei votanti. Per l’abrogativo e il propositivo invece un quorum è indicato, ma ben più agevole da raggiungere rispetto al 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto previsto per i referendum nazionali.

Per l’abrogativo, che riguarda disposizioni e provvedimenti di competenza del Consiglio comunale, è fissato nel 50 per cento più uno dei votanti al primo turno delle ultime elezioni amministrative. Nel 2014, per esempio, gli elettori al primo turno sono stati circa 99 mila, il 72,2 per cento degli aventi diritto. Un referendum oggi, quindi, sarebbe valido se si recassero alle urne poco meno di 50 mila elettori.

Per il propositivo, che ripropone una delibera di iniziativa popolare respinta dal Consiglio comunale, l’asticella è ancora più bassa: il referendum è valido se vota almeno il 30 per cento dei votanti al primo turno delle ultime elezioni amministrative.

Il nuovo Regolamento, in 19 articoli, rende operative queste novità introdotte nello Statuto e definisce il percorso per la presentazione dei referendum e i tempi dei singoli passaggi.

La richiesta deve partire da un Comitato promotore, composto da almeno tre persone, e oltre al quesito e alla relazione illustrativa deve contenere le prime 150 firme di cittadini iscritti nelle liste elettorali del Comune.

La proposta viene esaminata dal Comitato dei Garanti per valutarne l’ammissibilità. Qualora la formulazione sia da modificare (non sia reputata “chiara, sintetica, univoca e corretta dal punto di vista tecnico-giuridico”) può essere presentata una nuova proposta entro sette giorni.

Una volta giudicata ammissibile dal Comitato dei Garanti, sulla proposta di referendum i Promotori hanno 60 giorni per raccogliere firme mancanti per arrivare a quota 1.500. Per i referendum abrogativi e propositivi le firme devono essere di cittadini iscritti alle liste elettorali del Comune, per il consultivo valgono anche quelle dei residenti da almeno 5 anni, purché maggiorenni. Anche loro, ovviamente, avranno poi il diritto di voto per i referendum consultivi.

Anche il Consiglio comunale, per iniziativa di ciascun consigliere, può presentare una proposta di referendum consultivo che se passa l’esame della commissione consiliare competente, viene trasmessa al Comitato dei Garanti. Qualora sia ritenuta ammissibile, la proposta deve essere approvata dai due terzi del Consiglio comunale.

Il Consiglio comunale può intervenire anche nel percorso dei referendum proposti da Comitati promotori. Nel consultivo, può integrare il quesito con una o più domande alternative; in caso di abrogativo può deliberare l’abrogazione totale o parziale del provvedimento sottoposto a referendum; per il propositivo può deliberare una controproposta. Per diventare operative, queste decisioni hanno bisogno del consenso del Comitato dei Garanti.

Il referendum viene indetto dal sindaco almeno 55 giorni prima della consultazione e il regolamento disciplina l’attività di informazione e propaganda.

Se il referendum non si svolge in abbinamento con un’altra consultazione elettorale, è previsto che le operazioni di voto siano in un’unica giornata, dalle 10 alle 22, e i seggi elettorali potranno essere accorpati e insediati in sedi comunali allo scopo di contenere costi e disagi.

 

(aggiornamento 19.15)

SÌ UNANIME AL NUOVO REGOLAMENTO

Il nuovo regolamento che rende operativa la riforma dei referendum comunali decisa lo scorso anno, presentato in assemblea dall’assessora alla Partecipazione Irene Guadagnini, è stato approvato con il voto unanime del Consiglio comunale nella seduta di oggi, giovedì 15 novembre.

In corso di seduta è stato anche approvato un ordine del giorno firmato da M5s, Articolo1-Mdp-Per me Modena, Pd e Modena bene comune e illustrato dal consigliere Mario Bussetti che chiede alla Giunta di informare adeguatamente i cittadini sul regolamento. L’ordine del giorno è stato approvato con il voto a favore di Pd, Art.1-Mdp-Per me Modena, M5s, CambiaModena e Lega nord, e quello contrario di Forza Italia.

Il documento chiede all’amministrazione di predisporre attraverso gli strumenti a disposizione adeguata pubblicità e informazione sul rinnovo degli istituti di partecipazione; di produrre un numero straordinario o un inserto speciale del giornale del Comune in cui riportare i testi modificati ed eventualmente spiegazioni ed elementi illustrativi; di promuovere e garantire, attraverso l’assessorato all’Istruzione e gli istituti superiori, la distribuzione del testo e la discussione in classe entro la fine della consigliatura; di concedere in uso gratuito, come già deciso con l’approvazione di uno specifico ordine del gionro, le sale di Quartiere anche ai cittadini che, in forma organizzata e nel rispetto della Costituzione, ne chiedano la disponibilità per dibattere su materie oggetto degli istituti partecipativi.