Venerdì 16 novembre proseguono alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San Carlo, 5) le lezioni del ciclo dedicato al tema Ambiente. Tra natura, storia e cultura, realizzato dal Centro Culturale. L’incontro di venerdì sarà “L’impronta ecologica”.

L’impatto delle comunità umane sugli ecosistemi terrestri, sarà a cura di Guido Chelazzi, professore di Ecologia presso l’Università di Firenze. Già preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dello stesso ateneo, è stato coordinatore di numerose missioni di studio all’estero (Somalia, Sudafrica, Hong Kong). Nelle sue ricerche, pubblicate sulle maggiori riviste scientifiche internazionali, ha affrontato i temi dell’ecotossicologia degli ambienti marini e delle acque interne, del movimento degli animali e della loro organizzazione dello spazio, della preservazione dei vertebrati a rischio di estinzione, delle forme della mobilità umana in epoca preistorica e dell’impatto ambientale in una prospettiva di lungo periodo. Tra i suoi scritti: Ecologia. Dagli organismi agli ecosistemi (et al., Milano 2004); Ecologia (et al., Firenze 2012); L’impronta originale. Storia naturale della colpa ecologica (Torino 2013); Inquietudine migratoria. Le radici profonde della mobilità umana (Roma 2016).

Da quando è stato coniato, negli anni Novanta del secolo scorso, il concetto di “impronta ecologica” (ecological footprint) ha riscosso un grande successo sia tra gli ecologi che presso il pubblico interessato alle questioni ambientali, perché esprime con efficacia e immediatezza l’idea di uno sfruttamento intensivo dell’uomo sugli ecosistemi del pianeta allo scopo di estrarne risorse, installarvi le proprie infrastrutture e riversarvi i propri rifiuti. L’incremento dei gas serra conseguente all’utilizzazione dei combustibili fossili e gli effetti che questo ha sull’equilibrio termico del pianeta, l’alterazione degli habitat naturali e l’uso eccessivo delle risorse biotiche, con la conseguente riduzione della biodiversità terrestre e marina, le molte forme di inquinamento dell’aria e delle acque interne e oceaniche, la diffusione di specie aliene a scapito di quelle naturalmente residenti nei biotopi terrestri e marini, sono i principali effetti della presenza umana, soprattutto dopo l’avvento di processi di industrializzazione su scala globale. Attraverso le loro ricerche gli scienziati aggiungono costantemente nuovi dettagli alla lista delle pressioni che l’attività dell’uomo esercita nei confronti della funzionalità degli ecosistemi e offrono previsioni, non sempre positive, sugli scenari futuri. Se le cose non cambieranno – afferma Chelazzi –, le probabilità di un disastro ecologico globale non sono trascurabili. Di fronte a questo rischio la sfida più grande è quella di individuare soluzioni realmente compatibili con le esigenze di una popolazione globale che ha ormai superato i sette miliardi, che pretende di disporre di quantità enormi di energia, di suoli agricoli, di materie prime. Si resiste all’esigenza di introdurre revisioni sostanziali del modello di sviluppo per meri interessi di parte e per la paura di imboccare una drammatica strada di regressione socioeconomica. Ma il non fare, o il fare sbagliato, ci spingeranno comunque e forse più rapidamente verso questo risultato.

La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. L’incontro sarà trasmesso anche in diretta web collegandosi al sito www.fondazionesancarlo.it. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente sullo stesso sito, dove sarà accessibile gratuitamente. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.