“Meno consumi, più paghi. E’ l’assurda regola che costringe le piccole imprese italiane a sborsare per l’energia elettrica 1,3 miliardi in più rispetto alle aziende più grandi”. I maggiori costi sono stati calcolati da Confartigianato Lapam che torna alla carica per denunciare lo squilibrio nell’imposizione di tasse e oneri generali di sistema sulle bollette degli imprenditori italiani.

“Dalla nostra indagine – sottolinea Lapam – si scopre che le attività più piccole, quelle in bassa tensione, consumano poco più del 34% dell’energia, ma pagano il 46,3% degli oneri generali di sistema. Nel frattempo, le grandi imprese in alta tensione consumano il 19,2% dell’energia ma pagano soltanto il 9,3% degli oneri. Bollette alla mano, il paradosso è ancora più evidente: una piccola impresa in bassa tensione sborsa 7,1 euro di oneri ogni 100 kWh, mentre una grande azienda in alta o altissima tensione paga soltanto 2,6 euro. Ed ecco spiegato il maggiore costo di oltre 1 miliardo di euro a carico dei piccoli imprenditori. Un divario che lievita addirittura a 2 miliardi nel confronto con la media delle piccole imprese europee”.

Il problema si trascina da molto tempo e Lapam Confartigianato lo ha indicato al Governo tra quelli più urgenti da risolvere per contribuire a ridurre la tassazione sui consumi energetici delle piccole imprese. Basti dire che oneri generali di sistema e accisa pesano per il 38% sull’importo finale delle loro bollette elettriche.

“Bisogna mettere mano al prelievo fiscale sull’energia – conclude l’associazione -: serve con urgenza una riforma che elimini l’assurda disparità di trattamento che penalizza i consumi elettrici delle piccole imprese, che come noto sul nostro territorio rappresentano la stragrande maggioranza, rispetto alle grandi aziende. Come associazione – conclude Lapam – abbiamo implementato il servizio Cenpi che consente alle imprese di piccole dimensioni di poter risparmiare sui costi energetici. Una risposta a questo squilibrio davvero evidente”.