Al termine di un’attività investigativa coordinata dalla DDA della Procura di Bologna, questa mattina personale della Squadra Mobile della Questura di Bologna ha tratto in arresto, in esecuzione dell’Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale Ordinario di Bologna, P.O., 26enne nigeriano e G.S. 23enne il prossimo agosto, pure lei nata in Nigeria.  La misura è stata disposta per i reati di tratta di esseri umani aggravata perché commessa in ambito transnazionale, con inganno ai danni di più persone alcune delle quali minorenni, e per sfruttamento della prostituzione ai danni di connazionali.

 

Nei confronti della ragazza, domiciliata nel comune di Busto Arsizio (VA), ha collaborato all’esecuzione della misura anche personale della Squadra Mobile della Questura di Varese.

L’attività condotta dagli uomini e dalle donne della Polizia di Stato ha avuto inizio dalla denuncia presentata da una cittadina nigeriana, alla quale si è aggiunta poi la denuncia di un’altra connazionale che ha con lei condiviso lo stesso destino e che all’epoca dei fatti era di minore età.

Le denunce hanno permesso di ripercorrere tutte le tappe della vicenda che ha avuto inizio con il reclutamento in Nigeria in seguito al quale, per determinarne l’obbedienza, le ragazze sono state sottoposte all’esecuzione del rituale giuramento “juju” – con il quale sono state ferite sul petto con la lama di un rasoio riportando dei segni permanenti; infine gli sono stati reperiti i documenti e il denaro per il viaggio che hanno fatto insieme ad altre quattro connazionali.

G.S. ha coordinato il tutto, e tappa dopo tappa via telefono ha contattato i diversi soggetti che si sono occupati della prosecuzione del viaggio delle ragazze attraverso il Niger, la Libia, fino al loro arrivo sul territorio nazionale e nella provincia di Bologna.

Una delle denuncianti, quella di minore età, ha dovuto tra l’altro sottoporsi ad un intervento abortivo a seguito delle violenze sessuali subite in Libia.

Giunte a Bologna, le ragazze sono state individuate e contattate da P.O. il quale le ha messe in contatto con la sfruttatrice, G.S. detta FUMI, per il loro successivo avvio all’attività di prostituzione.

L’attività investigativa della Squadra Mobile di Bologna immediatamente avviata, anche mediante una serie di intercettazioni telefoniche, ha consentito l’individuazione di un canale di sfruttamento e tratta di essere umani che dai Paesi di origine sono stati condotti in Italia per essere poi avviati alla commissione di illecite condotte.