Borse triennali di dottorato per un’economia digitale, per l’innovazione e la specializzazione del nostro sistema economico-produttivo e il patrimonio culturale. E poi formazione sui Big Data aperta a tutti i neolaureati degli atenei dell’Emilia-Romagna, provenienti da tutti gli indirizzi.

Punta a questi due progetti la Regione, presentati oggi a R2B in confernza stampa, per dare ai giovani laureati competenze chiave e allo stesso tempo portare nelle imprese professionalità qualificate per competere su scala globale. Oltre all’assessore regionale al Lavoro, Formazione e Università, Patrizio Bianchi, erano presenti Roberto Fornari,  prorettore alla ricerca Università di Parma;  Antonino Rotolo, prorettore per la ricerca Università di Bologna; Sergio Valeri, delegato rettorale alla Ricerca Università di Modena e Reggio Emilia; Andrea Conti, prorettore delegato alla ricerca Università di Ferrara; Ferruccio Resta, Politecnico di Milano; per Ifoa, erano presenti il direttore Umberto Lonardoni e Francesco Buzzoni.

“Con la sottoscrizione del Patto per il lavoro tutti i firmatari si sono impegnati a contribuire al rilancio dello sviluppo e dell’occupazione nella nostra Regione, a partire dall’analisi dei cambiamenti in atto- ha sottolineato l’assessore Patrizio Bianchi-. Siamo convinti che la crescita e la capacità di generare buona occupazione della nostra società si fondino sulla diffusione delle conoscenze e delle competenze e quindi su un’ampia capacità di innovazione nella produzione e nei servizi delle imprese del territorio grazie alla connessione tra sistema produttivo e il mondo della ricerca e della formazione”.

Il beneficio della diffusione di conoscenze in questo ambito viene confermato da uno studio di Nomisma commissionato da Aster e Regione e presentato a R2B: sfruttando i big data tre aziende su quattro (71,4% delle risposte) riescono ad aumentare la produttività o il fatturato e a sviluppare nuovi processi e prodotti, ma per ottenere questi risultati è necessario aspettare almeno due o tre anni. L’analisi, che ha riguardato un campione di importanti aziende emiliano-romagnole – fra cui Bper, Cir, Coop, Granarolo, Unipol Sai, Yoox, Crif, Sacmi, IMA – che lavorano con i big data, ha evidenziato gli ostacoli che le imprese incontrano nel raggiungimento degli obiettivi fissati nei progetti, tra cui la mancanza di adeguata formazione sul tema anche a livello manageriale (in cartella una scheda dettagliata sulla ricerca).

Emilia-Romagna e Big Data
Il 70% della capacità di supercalcolo del Paese è concentrata qui, in Emilia-Romagna. L’insieme dei soggetti che nella nostra regione opera nell’ambito dei Big Data rappresenta uno degli hub più grandi in Europa, una concentrazione di centri di tecnologie e di ricerca all’avanguardia internazionale – alcuni dei quali confluiranno nel Bologna Big Data Technopole – come il Cineca, Infn, le università regionali, Inaf, Ingv, Cnr, Enea che conta più di 1700 ricercatori, in parte stranieri. Tutte queste realtà che insieme formano la Big Data Community dell’Emilia-Romagna si sono costituite recentemente in una associazione.