Dopo il parere espresso dell’Assemblea dei sindaci, il Consiglio provinciale ha approvato oggi all’unanimità il Bilancio di previsione 2018-20 che, insieme al Documento unico di programmazione (Dup), sancisce il ritorno dell’ente a una programmazione di medio periodo. “La Provincia di Reggio Emilia, dopo un periodo estremamente complicato innanzitutto per la carenza di risorse che ha accomunato tutte le Amministrazioni provinciali italiane, punta dunque al rilancio e ritorna a programmare investimenti importanti a partire dalle sue principali competenze, la sicurezza di strade e scuole”, ha detto il presidente Giammaria Manghi presentando insieme alla vice Ilenia Malavasi e al consigliere delegato alle Infrastrutture Marcello Moretti quello che “rappresenta certamente il miglior Bilancio del quadriennio 2015-18, sancendo il riavvio definitivo dell’ente e, più in generale, dell’intero comparto delle Province”.

“Sorridiamo un po’ di più rispetto agli ultimi anni, anche se non tutti i problemi sono stati risolti a partire dai 317 milioni stanziati a fronte dei 450 richiesti che impediranno a diverse Province di rispettare i termini di presentazione del Bilancio”, ha aggiunto il presidente Manghi sottolineando come Palazzo Allende “riesca invece a chiuderlo già entro marzo e , soprattutto,  ritornando ad una programmazione triennale  e, dunque, di medio periodo”.

Altri elementi di spicco di questo Bilancio di previsione 2018, la ripresa
del pagamento dei mutui avviati con la Cassa Depositi e prestiti, nonostante la possibilità di sospensione prorogata anche quest’anno per le zone terremotate; il ritorno a nuove assunzioni (almeno 4 unità a tempo indeterminato entro la fine dell’anno) e “la più significativa mole d’investimenti della storia recente a favore del territorio e delle comunità, pari a quasi 30 milioni”. Risorse che saranno quasi interamente destinate alle principali competenze della ‘nuove’ Province, ovvero la sicurezza di strade (9,9 milioni nell’annualità 2018 del Programma triennale delle opera pubbliche) e scuole (altri 19,2 milioni): “Questo sarà infatti l’anno della posa della prima pietra del nuovo polo scolastico “Scienze della terra” in via Fratelli Rosselli, che ci consentirà di decongestionare il polo di via Makallé dove realizzeremo anche una nuova palestra,  dell’adeguamento antisismico dello Scaruffi-Levi-Tricolore di Reggio e del Cattaneo di Castelnovo Monti, nonché dell’ampliamento dell’istituto D’Arzo di Montecchio”.

Ad illustrare dal punto di vista contabile un Bilancio che nel suo complesso ammonta a 114.360.030,64 euro è stato il segretario generale Alfredo Tirabassi che si è tra l’altro soffermato sull’andamento delle entrate, che dopo quattro anni di cali stanno lentamente risalendo verso i livelli del 2013: ora siamo a 47,9 milioni (erano 48,6 nel 2013) anche se la netta flessione della quota Rc-auto (da 28,4 a 22,4 mln) rispetto al sensibile aumento delle entrate per l’imposta di trascrizione (da 16,2 a 21,7 mln) conferma gli allarmi lanciati dalle forze di polizia circa la circolazione di un sempre maggior numero di veicoli privi di assicurazione. Sempre alte, invece, le somme che la Provincia ha dovuto restituire allo Stato in seguito alle direttive di spending-review: 21,5 milioni anche in questo Bilancio, che portano a 130,7 milioni negli ultimi 10 anni (112,9 solo nell’ultimo quinquennio).

Anche per il prossimo futuro, il presidente Manghi ha infine manifestato ottimismo: “Ad aprile prevediamo di certificare un avanzo che destineremo pure alla rete stradale, intervenendo sulla base delle priorità che i sindaci, attraverso le Unioni dei Comuni, ci stanno segnalando: ulteriori risorse dovrebbero arrivare anche dal piano di dismissioni del patrimonio immobiliare, che contiamo di proseguire con la vendita anche di Palazzo Palazzi-Trivelli, in piazza San Giovanni, per il quale abbiamo avviato una trattativa diretta con un privato sulla base dei 2,3 milioni della perizia di stima”.

“Più complicata invece la vendita del convento dell’ex Opg, alle spalle del palasport di via Guasco – ha aggiunto Manghi – Intanto per i 6 milioni della stima, una cifra certamente non semplice da reperire di questi tempi, a cui vanno sommato le spese per il robusto recupero di  un immobile che dal 1990 è inutilizzato, poi per la destinazione d’uso di una struttura in parte vincolata che, per il pregio e il suo portato storico, dovrà necessariamente essere concordata con il Comune”.

Le uniche incognite sono quelle legate al ruolo delle Province, dopo questi anni decisamente non semplici. “Dopo il no a referendum ancora non è stata ancora delineata in maniera chiara la posizione delle Province nella filiera delle istituzioni della nostra Repubblica – ha concluso il presidente Manghi – Come Upi nazionale, attraverso un gruppo di lavoro di cui faccio parte, abbiamo redatto una proposta che presenteremo al prossimo governo, una piattaforma di confronto che ci auguriamo possa definitivamente rilanciare questi enti chiamati a svolgere funzioni importanti per i territori e le rispettive comunità”.