A seguito del grave episodio di sabato notte che mette in evidenza come il tanto famigerato protocollo pre/post partum lascia scoperto in maniera inequivocabile il momento del parto, cioè il momento per la cui maggior sicurezza della mamma e del bambino è stato chiuso il punto nascita dell’ospedale Sant’Anna, il comitato “Salviamo Le Cicogne” chiede:

– la riapertura del punto nascita senza il quale non si è in grado di mantenere intatti i servizi sanitari di base, come dimostrato dalla soppressione della reperibilità ginecologica;

– che i sindaci dell’Unione, in questa occasione, si facciano finalmente carico di questa richiesta e riprendano il discorso dal punto in cui lo hanno lasciato la sera del consiglio dell’Unione il 18 febbraio quando è stato ritirato il nostro odg sulla richiesta di riesame, con la promessa di rielaborare la richiesta in maniera consona per poter essere presa in considerazione dalla Regione, odg che ricordiamo essere stato bocciato in consiglio comunale a Castelnovo con i voti contrari della maggioranza tutta compatta e le opposizioni invece favorevoli;

– alla Provincia di affiancarli in questo percorso e di trattare la montagna come parte integrante della stessa e non solo un luogo per fare passeggiate e foto;

– alla Regione di inoltrare al Ministero la richiesta di riesame della chiusura supportandola con la messa in pratica di sostenibilità economica per la turnazione reale dei medici e professionisti sanitari tra Sant’Anna e Santa Maria, pratica mai effettivamente messa in essere;

– che l’Ausl, non riuscendo a garantire il trasporto delle gravide negli stessi tempi di percorrenza che garantisce ad un infartuato, cioè 30/35 minuti dal momento della sua stabilizzazione in ppi a Castelnovo, a Reggio Emilia ospedale di riferimento, o di qualsiasi altro malato, di attivare le nomine delle figure professionali sanitarie per creare le condizioni per la riapertura;

– ai nuovi parlamentari eletti che cambino questa assurda legge (patto Stato Regione 2010) che penalizza i territori montani e periferici relegando le popolazioni ivi residenti a cittadini senza diritti sanitari sanciti dalla Costituzione, e in particolare alla deputata Incerti, se pensa ancora che è principalmente una questione di parametri di sicurezza e se la risposta è sì, chiediamo se pensa che così sia garantita la sicurezza;

– se possibile di non dover sentire più discorsi come quello dell’assessore pari opportunità del comune di Castelnovo Sabrina Fiori (nonché responsabile infermieristico e tecnico dipartimento infermieristico dell’ospedale Sant’Anna di Castelnovo): “scenari apocalittici ed eccessivi …..l’emergenza urgenza sarà potenziata ad un livello che nessun ospedale avrà e nessuno intende lasciare a loro stesse le donne del nostro territorio, che dovranno sentirsi sicure” perché ciò è stato largamente disatteso;

– che i figli che le donne della montagna portano in grembo non siano più considerati ” preziosi fardelli ” ma esseri umani;

– le dimissioni di tutti coloro che in qualsiasi forma hanno permesso la chiusura del punto nascita di Castelnovo Monti perché non sono stati in grado di attuare procedure alternative altrettanto sicure alla sua soppressione.

Ed infine il comitato si pone una domanda: cosa succederà quando, dopo aver delegato le emergenze ed urgenze ai trasporti su ruote, che è evidente siano più fattibili di quelli in volo, ci si renderà conto che anche questo sistema non sarà  sostenibile per via dei parametri sulle ore di guida a cui devono sottostare gli autisti delle assistenze? O in questo caso i parametri saranno abbassati ?

Davvero si vuole una sanità in montagna dove è il personale volontario a macinare km su km portando su e giù i malati, urgenze ed emergenze?

IL COMITATO “SALVIAMO LE CICOGNE” AUGURA BUON LAVORO E NELL’ATTESA CONTINUERÀ AD INFORMARE