Emilia-Romagna, una Regione che vuole essere a misura di donna. Una terra dove sono centrali, e in costante aumento, le politiche per la salute fondate su sistemi di prevenzione e programmi di screening, ma anche su interventi per l’accompagnamento in tutto il percorso della gravidanza con consultori e pediatrie di comunità. Dove la conciliazione tra tempo di lavoro e tempi vita, soprattutto di cura, rappresenta un pezzo di welfare regionale che, cercando di crescere sempre di più, si affianca allo storico impegno sui servizi educativi per la prima infanzia. Una terra dove il lavoro parla sempre di più al femminile, con un tasso di occupazione secondo in Italia solo al Trentino Alto Adige e con una impresa su cinque guidata da una donna.

In un’Emilia-Romagna che conta quasi 2,3 milioni di donne residenti, in vista della ricorrenza dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, la Regione traccia un bilancio su quanto fatto e su ciò che è stato messo in campo. E sempre giovedì 8 marzo, si svolgerà a Bologna il convegno “L’ortofrutta è donna!” (Aula Magna della Regione, viale Aldo Moro 30, dalle ore 9,45 alle 13), iniziativa dedicata alle donne che hanno fatto impresa nel settore dell’ortofrutta tra qualità, innovazione e tecnologie.

“Dall’approvazione, nel giugno 2014 della Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere- afferma l’assessora regionale alle Pari opportunità, Emma Petitti- sono già state realizzate due edizioni del Bilancio di genere della Regione Emilia-Romagna, uno strumento che ha permesso di monitorare i programmi e le attività messi in campo dalla nostra Amministrazione. Ora l’obiettivo è di condividere questo approccio con tutti i 331 Comuni della regione: a breve verranno presentate le Linee guida per l’implementazione del bilancio di genere nei Comuni, con l’auspicio di un’ampia adesione al progetto”.

Sono sei le macro aree in cui si possono riassumere le politiche regionali che direttamente o indirettamente hanno significative ricadute sulla vita delle donne: lavoro, welfare, partecipazione delle donne alla vita pubblica, salute, promozione di una cultura di genere e contrasto alla violenza.

Sulla base dei dati monitorati dai Bilanci di genere realizzati, le risorse stimate dedicate agli interventi per lavoro e imprenditoria femminile e diritto allo studio ammontano complessivamente a circa 176 milioni di euro su base annuale. Mentre per il capitolo welfare, salute e contrasto alla violenza, la Regione stima un investimento complessivo di circa 590 milioni di euro all’anno.

Per il contrasto alla violenza e aglistereotipi di genere, la Regione ha reso disponibili 1,3 milioni euro all’anno, cui si sono aggiunti nel 2017 circa 3 milioni di euro: nelle prossime settimane saranno pronti i risultati del 2^ bando regionale. Le donne che si sono rivolte ai 19 Centri antiviolenza nel 2017 sono statecomplessivamente 3.951: tra queste, sono 3.543 le donne chehanno subito violenza (fonte Coordinamento centri antiviolenza). Attraverso la Fondazione regionale vittime di reati, nel 2017 sono stati erogati circa 140 mila euro.

Salute

L’Emilia-Romagna riconosce la dimensione di genere nell’affrontare le questioni sanitarie, delle cure, della prevenzione e dei comportamenti sociali a rischio, promuovendo i fattori che influiscono positivamente sulla salute delle donne e, quindi, collettiva. Tra le varie azioni ha messo in campo sistemi di prevenzione e programmi di screening oncologici e di patologie femminili tra i più efficaci tra i Sistemi sanitari regionali italiani. Le risorse dedicate sono stimate in 17 milioni di euro. Ad esempio lo screening mammografico in Emilia-Romagna mostra valori di copertura tra i più elevati: 76% per le donne in fascia di età 45-74 anni. Inoltre, la Regione promuove interventi per l’accompagnare la donna in tutto il percorso della gravidanza: per i consultori e le pediatrie di comunità investe circa 75 milioni di euro.
Anche nel Piano sociale sanitario regionale 2017-2019 si è data importanza allo sviluppare la dimensione di genere con particolare attenzione alla prevenzione e a cure mediche di qualità, e l’impegno verso una medicina di genere.
Molto importante la rete degli interventi e servizi finanziati con il Fondo regionale per la non autosufficienza (Frna) per aiutare e sostenere non solo direttamente le persone non autosufficienti, ma anche supportare le loro famiglie e chi si prende cura di queste persone, i cosiddetti caregiver.

Welfare e conciliazione

La Regione Emilia-Romagna si è sempre distinta sulle tematiche della conciliazione. Tra le varie azioni, oltre allo storico impegno sui servizi educativi per l’infanzia (0-6 anni) con un investimento di circa 11 milioni annui, per il prossimo biennio verranno utilizzati 13 milioni del Fondo sociale europeo per garantire una maggiore partecipazione degli alunni ai servizi e alle iniziative estive, assegnando contributi alle famiglie per l’abbattere le rette di frequenza.

Lavoro

Nel triennio 2015-2017 si è registrata una ripresa del tasso di occupazione femminile (dal 59,5% del 2° trimestre 2015 è salito al 62,5% del 2° trimestre 2017) tanto che nel terzo trimestre del 2017 l’Emilia-Romagna ha fatto registrare il secondo migliore tasso di occupazione femminile del Paese dopo il Trentino Alto Adige. Le imprese gestite da donne sono oltre 85mila (21% del totale).
Nell’ambito della strategia di realizzazione del Por Fesr 2014-2020, il processo di diffusione dell’imprenditorialità femminile è sostenuto attraverso l’introduzione di meccanismi di premialità su diversi bandi per l’avvio d’impresa, di progetti di ricerca, di servizi innovativi per le Pmi e start-up innovative. Nel triennio 2015-2017 con le misure indicate sono state utilizzate risorse per più di 8 milioni di euro.
Nel Piano di sviluppo rurale 2014-2020, alcuni bandi sono dedicati ai titolari di genere femminile degli specifici punteggi.

Partecipazione delle donne alla vita pubblica

La percentuale di donne elette nell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna è passata dal 22% del 2010 al 34% del 2014: oggi è del 32%. A livello nazionale secondo una indagine della Commissione I della Camera dei Deputati, risulta che nelle società partecipate la presenza femminile nei consigli di amministrazione è mediamente del 32%, mentre solo il 18% dei presidenti è donna. I dati dell’Emilia-Romagna evidenziano che nei Cda le donne sono il 36% e le presidenti il 35%.

Contrasto alla violenza contro le donne

Al 30 giugno 2017, sono 19 i Centri antiviolenza presenti in regione e 35 le case rifugio per una capacità ricettiva complessiva di 215 posti letto. Circa 3 milioni di euro sono stati destinati nel 2017 all’istituzione di nuovi centri antiviolenza e di nuove case rifugio al sostegno di case e centri già esistenti, a progetti finalizzati all’autonomia abitativa per le donne vittime di violenza, a unprogetto formativo che nel biennio 2017-2018 coinvolgerà il personale della rete dei Pronti Soccorso e dei servizi territoriali sociali e sanitari, a interventi per il trattamento di uomini maltrattanti.
Con il “Progetto Oltre la Strada” la Regione – nel 2017 spesi 2,8 milioni euro – promuove e coordina, dal 1996, una rete di Enti locali e soggetti del Terzo settore impegnati nell’assistenza a vittime di tratta di essere umani e grave sfruttamento nonché alla prevenzione socio-sanitaria rivolta a persone coinvolte nei mercati della prostituzione. Con questo progetto vengono assistono e tutelano mille persone, 80% donne.

Contrasto agli stereotipi e promozione di una cultura di genere

Anche quest’anno la Regione assegnerà contributi, per 1 milioni di euro, a enti locali e associazioni del privato sociale al fine di supportare le azioni che promuovano la diffusione di una cultura della parità e il contrasto agli stereotipi di genere. Uscirà a breve la graduatoria dei progetti finanziati.
Rispetto allo scorso anno sono aumentati i progetti che riguardano le pari opportunità nello sport. Attraverso il bando sono stati finanziati molti progetti per contrastare stereotipi e discriminazioni e migliorare la capacità di presa in carico da parte di operatori pubblici e privati delle donne che si trovano a rischio di emarginazione sociale. Si aggiungono iniziative culturali di promozione e valorizzazione del ruolo femminile sostenute dall’Assessorato alla Cultura e dall’Istituto regionale beni culturali (Ibacn).

Dati sulla violenza contro le donne in Emilia-Romagna (al 31 dicembre 2017)

Le donne che si sono rivolte ai 14 Centri che compongono il Coordinamento dei Centri antiviolenza della Regione Emilia-Romagna, in cerca di aiuto, nel 2017 sono state complessivamente 3.951. Fra queste, sono 3.543 le donne che hanno subito violenza (89,7%), il restante 10,3% si è rivolto ai Centri per altre ragioni (6,4%) o comunque si tratta di situazione in cui non è stato possibile verificare la presenza di violenza (3,9%).
Considerando i 13 Centri che hanno partecipato alla rilevazione nel 2016, il numero complessivo delle donne accolte è di 3.625, in aumento di 192 unità, pari al + 5,6%, rispetto all’anno precedente, in cui erano state 3433. Un aumento analogo si registra fra coloro che hanno subito violenza: coloro che hanno subito violenza sono state infatti 3.200 nel 2016 e sono 3.341 nel 2017 (+141 donne, + 4,4%). Fra di esse vi sono sia donne nuove che donne in percorso da anni precedenti.
Nel corso del 2017, le donne che hanno preso contatto per la prima volta con i 14 Centri antiviolenza del Coordinamento regionale, perché hanno subito violenza, sono state 2.852.
Considerando i 13 Centri che hanno partecipato alla rilevazione nel 2016, ai fini della comparazione, nel 2017 il numero complessivo delle donne nuove accolte che hanno subito violenza è di 2.650, in aumento rispetto all’anno precedente di 98 unità (+3,7%). Nel corso del 2016, le donne che avevano preso contatto per la prima volta con uno dei Centri antiviolenza del Coordinamento regionale, a motivo delle violenze subite, erano state infatti 2.555.
Le donne che hanno continuato un percorso iniziato in anni precedenti nel 2017 sono state 691, un numero superiore di 46 unità (+7,1%), rispetto a quello dell’anno precedente il 2016 (645).
Le donne provenienti da altri paesi nel 2017 sono 1.005 pari al 35,9%, una presenza del tutto simile a quella rilevata negli anni precedenti. Le donne italiane sono 1.798 il 64,1%.
Nel 2017 le donne nuove accolte che subiscono violenza con figli/e sono complessivamente 2.013, pari al 75,9%, una percentuale simile a quella del 2016. I figli/e delle donne accolte sono 3.538: in media 1,8 figli/e per donna. Fra di essi coloro che hanno subito violenza sono 1.839, pari al 55,8%1, una percentuale superiore di 1 punto rispetto a quella dell’anno precedente, il 2016.
Nel 2.017 le donne accolte che subiscono violenze fisiche sono pari al 64,2% (1.832 donne); coloro che subiscono violenze psicologiche sono l’89,6% (2.555 donne); coloro che subiscono violenze economiche sono il 40,1% (1.145 donne); coloro che sono vittima di violenze sessuali sono il 14,1% (412 donne). Percentuali che variano di poco (da – 0,3 a – 2,5 punti percentuali) rispetto agli anni precedenti.
Le donne ospitate nelle case-rifugio e nelle altre strutture dei Centri antiviolenza del Coordinamento regionale, nel corso del 2017 sono state 265 i figli minori ospitati 289. Rispetto al 2016, si verifica un aumento di 39 donne (+17,3%) e di 66 minori ospitati (+29,6%). In media le notti di permanenza – per donne e figli – sono state 85,4 in leggera flessione rispetto all’anno precedente (94,3), probabilmente a seguito di un aumento delle ospitalità in emergenza.