Dai banchi, guardando all’insù, il soffitto della chiesa S.Agostino appare un tutt’uno, con preziosi dipinti che raffigurano l’apoteosi di alcuni santi particolarmente cari agli Estensi. Ma da sopra, nel sottotetto, è ora visibile l’intera struttura di supporto, costituita da alcune centinaia di pendini in legno inchiodati alle travi del tetto a sostegno dei cassettoni che compongono il soffitto.
Proseguono i lavori di restauro e ripristino con miglioramento sismico della chiesa di S.Agostino e, grazie all’intervento di recupero, tornano alla luce caratteristici elementi architettonici e artistici di questo luogo sacro che presto sarà restituito alla città.
La chiesa di S.Agostino è infatti chiusa dal 2012, quando gli eventi sismici che hanno interessato il territorio modenese l’hanno resa inagibile, e dal luglio 2017 è stata sottoposta a un intervento di ripristino che sarà completato prima della prossima estate.
I lavori, per un importo a base di gara di 960 mila euro, sono stati finanziati per 500 mila euro dalla Regione Emilia-Romagna, per ripristino post sisma, e per circa 460 mila euro dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, che ha permesso l’estensione dell’intervento di restauro e consolidamento del soffitto e dell’apparato scultoreo decorativo, e il rifacimento dell’impianto di riscaldamento. Ad aggiudicarsi l’intervento attraverso bando di gara con la procedura negoziata prevista dal nuovo Codice degli appalti secondo l’offerta economicamente più vantaggiosa è stata l’azienda Edilgeco di Parma.
I lavori di miglioramento sismico comprendono interventi di riparazione, messa in sicurezza, eliminazione delle vulnerabilità della struttura e rafforzamento. È un intervento prevalentemente di tipo strutturale, cui si aggiungono lavori di finitura e restauro connessi, e viene realizzato tenendo conto delle caratteristiche del bene monumentale tutelato, con massima attenzione agli aspetti conservativi e di decoro dei luoghi durante tutte le fasi dei lavori.
Ad oggi sono stati ultimati i lavori di controllo dell’efficienza del controsoffitto in legno e di sostituzione degli elementi di sospensione ammalorati previa aspirazione della polvere e dei depositi all’estradosso (circa 2 tonnellate rimosse), ed è stata completata la centrale termica, con la sostituzione delle caldaie con generatori di calore a condensazione. Quasi ultimati anche i lavori di riparazione e restauro delle pedane della cantoria e gli interventi di verifica e riparazione degli stucchi, realizzata mediante rimozione di depositi superficiali incoerenti a secco, iniezione di emulsioni consolidanti, inserimento di perni in acciaio, microstuccatura, eventuale integrazione plastica di parti mancanti, e patinatura finale per integrazione cromatica. Sono in corso il consolidamento del solaio in legno della cappella (appartamento del parroco) mediante cappa armata in calcestruzzo alleggerito e connettori, e le riparazioni murarie, scuci cuci, iniezioni e connettori. Rimangono inoltre da realizzare le strutture metalliche volte a contrastare il ribaltamento della facciata principale e l’installazione delle pedane radianti che verrà fatta verso la fine del cantiere. Il nuovo impianto di riscaldamento sarà un sistema a tappeto radiante alimentato ad acqua assimilabile a un semplice arredo: sarà infatti costituito da pedane appoggiate al pavimento al di sotto dei banchi. Avrà la funzione di diffondere calore nella parte della navata occupata dai banchi e nella zona del presbiterio destinata alle celebrazioni. A protezione delle opere d’arte presenti nella chiesa sarà inoltre installato un impianto d’antifurto.

 

DA CHIESA A PANTHEON DI CASA D’ESTE

La chiesa di Sant’Agostino, di proprietà del Comune concessa in uso alla parrocchia di Sant’Agostino e San Barnaba, è di origine trecentesca ma è stata modificata in modo significativo nel Seicento quando, in occasione della morte del padre (Francesco I), il duca Alfonso IV decise di trasformarla nel pantheon di Casa d’Este.

Ha una dimensione di 80 per 20 metri ed è a navata unica, con copertura a capanna. La struttura a doppie mura presenta, tra il paramento murario esterno che sorregge la copertura e le pareti interne, una intercapedine di circa 40 centimetri: le mura seicentesche sono state cioè costruite all’interno della precedente chiesa. Il soffitto a capriate già presente venne rialzato e il suo legname fu reimpiegato per creare la struttura di supporto del soffitto a lacunari. I cassettoni del controsoffitto ospitano dipinti che raffigurano l’apoteosi di alcuni santi. I sei principali, realizzati in cannicciato di gesso, ospitano, a partire dall’ingresso della chiesa, raffigurazioni di S.Margherita di Ungheria, Gloria di S.Enrico imperatore, Beata Beatrice d’Este al cospetto di Cristo, Cristo in gloria affiancato dalla Vergine e da S.Agostino, S.Benedetto da Norcia e gloria di S.Domenico di Guzman.

Nel 1338 vennero iniziati i lavori di costruzione della chiesa, in sostituzione di una precedente costruita a partire dal 1292 e probabilmente mai completata. L’edificio rappresenta il nucleo principale di quella tutt’ora esistente: i lavori si protrassero per lungo tempo e furono numerose le modifiche apportate, che fecero superare ampiamente i tempi previsti. Il terremoto che nel 1501 colpì la città di Modena arrecò gravi danni anche alla chiesa appena ultimata, che tuttavia fu prontamente riparata per permettere lo svolgimento delle attività di culto.

L’attuale conformazione della chiesa risale ad un progetto del 1659. I lavori di trasformazione in Pantheon iniziarono nel 1660 e, nonostante la morte di Alfonso IV (1662) proseguirono sotto la direzione della consorte duchessa Laura Martinozzi, che chiese anche il contributo dell’intera città. Il 12 ottobre 1670 la chiesa venne riaperta ai fedeli e consacrata.

L’impianto architettonico fu ideato dall’architetto di Corte Gaspare Vigarani che, prima della sua morte, nel 1663, trasmise l’incarico al capo mastro Beltrami (o Baltrami); tuttavia la Corte preferì rivolgersi ad un artista bolognese di fama, Giovanni Giacomo Monti (1620-1692).

Su progetto del Monti il consigliere di Corte Domenico Gamberti affidò il cantiere ai maestri architetti Giovanni Pietro Piazza e Antonio Maria Costa. Lo scrittore d’arte, Francesco Milizia, attribuisce l’ideazione dei dipinti che caratterizzano il soffitto al maestro bolognese Baldassarre Bianchi, che diresse i vari pittori incaricati del decoro.

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(Immagine: la struttura che sostiene il soffitto in legno tornata alla luce durante i lavori)