Ieri presso il tribunale di Modena si è avviato il procedimento con “rito abbreviato” nei confronti dei titolari e di un consulente della Firem per bancarotta fraudolenta.
L’azienda di Formigine tristemente nota per aver smontato gli impianti portandoli in Polonia durante le ferie dei dipendenti, nell’agosto 2013, poi dichiarata fallita nell’aprile 2014.
All’inizio del dibattimento si è discussa la richiesta della Fiom/Cgil di Modena, insieme a 14 ex lavoratori Firem, di costituirsi parte civile nel processo.
La decisione del giudice, nonostante il tentativo di controparte di eccepire sulla validità di tale richiesta, è stata di accettare la richiesta ritenendola congrua sia nei tempi che nelle motivazioni.
Quindi la Fiom/Cgil di Modena e 14 ex dipendenti, rappresentati in aula dal sottoscritto e dall’avvocato Simone Sabattini, sono stati ammessi al procedimento.
In aula ieri erano presenti anche i due titolari della Firem. L’inizio del dibattimento si è concentrato sulla relazione tecnica dell’operazione di conferimento delle attrezzature da Firem all’azienda sita in Polonia. La seduta è stata aggiornata al 26 gennaio 2018.

“La relazione del consulente di parte aziendale – afferma Cesare Pizzolla, segretario Fiom/Cgil Modena – non è assolutamente condivisibile, poiché se i macchinari erano davvero così obsoleti e senza valore come sostenuto, non si capisce allora perché siano stati spostati in Polonia, in tutta fretta nel mese di agosto e in totale spregio delle regole, gettando nello sconforto 40 dipendenti e le loro famiglie.
La vera motivazione del trasferimento delle attività di Firem in Polonia – rincara Pizzolla – è invece la mera rincorsa competitiva al massimo ribasso. Se anche fosse vero che i macchinari erano così fatiscenti, ciò è la conferma che qualcuno non credeva più nel progetto industriale a Formigine e da anni non si facevano investimenti al passo con i tempi”.

“L’ammissione come parte civile della Fiom/Cgil – prosegue il segretario – é un primo passo importantissimo per continuare a chiedere giustizia per i lavoratori a cui è stato tolto il lavoro, il reddito, e conseguentemente è stata calpestata la loro dignità. Il vuoto lasciato da Firem ha creato problemi a tutto il territorio sia in termini economici che produttivi, basti pensare ai creditori che vantano crediti da Firem e che a loro volta hanno dei dipendenti.

Ribadisco che la Fiom/Cgil non si è costituita parte civile per avere un ritorno economico (qualsiasi eventuale riconoscimento economico verrà girato ai lavoratori), ma per chiedere giustizia contro una decisione aziendale dei titolari di Firem inammissibile in un paese che si ritiene civile come l’Italia”.