Conciliare il lavoro e la gestione della famiglia è ancora molto difficile e tra i motivi c’è un sistema del lavoro poco flessibile negli orari e nell’organizzazione, nel quale la gravidanza è anche oggi un fattore di discriminazione.  

È questo il dato principale che emerge dalla ricerca “Quo vadis Modena?”, l’indagine promossa e realizzata dal Comune di Modena, in collaborazione con il Centro documentazione donna e con l’Università di Modena e Reggio Emilia, che sarà presentata venerdì 3 novembre, dalle 9.30, nel convegno in programma al dipartimento di Giurisprudenza del comparto di San Geminiano (via San Geminiano 3). Obiettivo della ricerca e del convegno, come spiega Irene Guadagnini, assessora alle Pari opportunità del Comune di Modena, “è delineare la trasformazione della società modenese, evidenziando in particolare come cambiano i bisogni e le aspettative delle persone per quanto riguarda la famiglia, il lavoro e i servizi”. Il convegno sarà introdotto dal sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli e da Emma Petitti, assessora alle Pari opportunità della Regione Emilia Romagna.

“Quo vadis Modena?” è suddivisa in quattro indagini: una, quantitativa, basata su 1405 interviste a un campione significativo di uomini e donne tra i 25 e i 65 anni realizzata dall’Ufficio ricerche del Comune e dal sociologo Vittorio Martinelli che la presenterà. Due, qualitative, curate dal Centro documentazione donna, concentrate sulla relazione ancora molto complessa tra maternità e lavoro, illustrata da Vittorina Maestroni, e sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle donne “non italiane”, curata da Natascia Corsini. La ricerca si chiude con lo studio dell’economista di Unimore Tindara Addabbo in funzione della costruzione del bilancio di genere del Comune di Modena.

Nel pomeriggio sono in programma gli interventi della sindacalista Anna Salfi su diritto al lavoro, alla famiglia e alla maternità; della sociologa Chiara Saraceno che interviene sul tema della conciliazione per parlare di disuguaglianze di genere ma non solo; di Thomas Casadei, del Centro di ricerca interdipartimentale su discriminazioni e vulnerabilità di Unimore, sulla funzione sociale dell’Università; di Elisa Rossi, sociologa, sul tema dalla conciliazione alla condivisione nelle relazioni intime e di Maria Pia Cavani, giornalista, sulla comunicazione nella città che cambia.

CONCILIARE TEMPI DI VITA E DI LAVORO

Dalle indagini effettuate nell’ambito della ricerca “Quo vadis Modena?” emerge che oltre il 70 per cento dei modenesi intervistati pensa che oggi la conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro sia molto più difficile di dieci anni fa a causa di un sistema del lavoro poco flessibile negli orari e nell’organizzazione, dove la gravidanza è ancora un fattore di discriminazione. Un dato quest’ultimo confermato anche dalle interviste realizzate per il focus sulla maternità dal Centro documentazione donna che confermano come la maternità non sia a “impatto zero” in termini di costi personali e professionali. A questo proposito, le mamme intervistate richiedono orari più flessibili per nidi, scuole d’infanzia e scuole primarie; spazi di telelavoro accanto ai servizi e un albo di baby sitter selezionate e formate dal pubblico. Ma anche orari di lavoro meno rigidi e un cambio di prospettiva, privilegiando i risultati rispetto alla presenza fisica sul luogo di lavoro. Circa la metà degli intervistati pensa inoltre che potrebbe svolgere da casa almeno una metà del proprio lavoro, contribuendo così anche ad alleggerire il peso del traffico e dell’inquinamento. In questo ambito emerge la richiesta di migliorare il trasporto pubblico ma sono molte meno le persone disposte ad accettare la penalizzazione del traffico privato e pochissime quelle che hanno usato sistemi di condivisione dell’auto, formali o informali, e che pensano che possano avere successo anche in futuro.

Grande invece la fiducia nella tecnologia come supporto concreto alla conciliazione, sia nel facilitare la relazione con i servizi che nel rapporto tra gruppi di genitori e tra utenti, anche se è alta la consapevolezza che la condivisione aumenti il rischio di chiacchiericcio e di diffusione di informazioni false.

L’ultima parte della ricerca è stata dedicata al ruolo del Comune per il quale viene indicata una funzione di sostegno all’uso delle nuove tecnologie (anche attraverso la realizzazione di piattaforme di sharing econonomy), alla costruzione di reti fiduciarie, a servizi che affianchino le famiglie per quanto riguarda la gestione dei bambini e l’assistenza agli anziani.