E’ tornato a nuovo splendore il prezioso trittico fiammingo Madonna in trono col bambino tra San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista conservato presso la Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia. L’opera è stata sottoposta a un attento restauro da parte della restauratrice bolognese Mariella Dell’Amore. L’intervento, che restituisce il capolavoro alla città, è stato promosso dal Rotary Club Reggio Emilia Val di Secchia, col contributo di Banca Albertini nell’ambito di un progetto rivolto alla valorizzazione della Galleria Parmeggiani che già aveva permesso il restauro dell’opera del Greco “Cristo benedicente”.

“Si tratta di un’operazione resa possibile grazie al coinvolgimento di partner privati per rendere più fruibile la Galleria Parmeggiani e le sue opere – ha detto oggi Elisabetta Farioli mostrando il trittico restaurato – Il restauro è stata occasione per una lettura più attendibile dell’opera di cui sono state confermate l’originalità e l’attribuzione alla scuola di Hans Memling, nonché la datazione al primo o secondo decennio del XVI secolo”.

Alla presentazione sono intervenuti anche Giovanni Fracasso, dirigente di Banca Albertini, che ha sottolineato la volontà della stessa banca di contribuire a “rendere più nota e amata la Galleria Parmeggiani, che è oggi la ‘Cenerentola’ dei musei reggiani” nonostante costituisca uno “scrigno di tesori”, Massimo Versaci, presidente del Rotary Club Reggio Emilai val di Secchia, e la restauratrice Mariella Dell’Amore che ha illustrato le operazioni di recupero dell’opera.

Il restauro si è innanzitutto preoccupato di garantire la più corretta conservazione della tavola (in parte aggredita da attacchi xilofagi), la pulizia generale della superficie pittorica, il consolidamento dei sollevamenti e il risarcimento delle piccole cadute di colore. La rimozione del pannello di compensato sul retro ha evidenziato la presenza di un cartiglio con scritta inglese attestante l’ attribuzione a Van Eyck ed un sigillo in gommalacca non leggibile. Dalle fonti l’opera risulta proveniente dalla collezione inglese di Sir John Charles Robinson, autorevole fondatore delle prime collezioni del Victoria and Albert Museum di Londra, a cui apparteneva anche l’opera del Greco conservata nella Galleria Parmeggiani.

L’OPERA – Il dipinto, raffigurante nel pannello centrale Madonna col Bambino e nei due sportelli laterali San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista (sul retro degli sportelli l’Annunciazione con Maria e l’Angelo), è ascrivibile, senza ombra di dubbio, a un seguace di Hans Memling (1435 ca.-1494), l’innovativo pittore originario di Selingenstadt (Germania), che nella Bruges della seconda metà del Quattrocento era a capo di una bottega di successo. La recente accelerazione degli studi sul pittore, realizzata anche in occasione della mostra alle Scuderie del Quirinale del 2014, ha permesso di gettare nuova luce sulla galassia di botteghe-satellite che operavano, assieme a quella del maestro Memling, nel cuore dell’antica Bruges. In questa città, anima delle Fiandre e, per lungo tempo, uno dei maggiori centri del commercio internazionale, ancora all’inizio del XVI secolo, i modelli memlinghiani continuavano a essere copiati e riproposti da questi atelier giudicati per lungo tempo ‘minori’, ma che in realtà erano in grado di attirare una committenza cosmopolita e altolocata, ed erano al centro di un vivace mercato dell’arte.

Proprio da uno di questi anonimi atelier sembra provenire il trittico custodito alla Parmeggiani che ripropone alcune fortunatissime invenzioni del maestro. In particolare il pannello centrale riproduce il modello di Memling della Madonna col bambino in trono, oggi a Berlino, mentre la raffigurazione di San Giovanni Battista rimanda al Trittico del Kunsthistorisches Museum di Vienna e il San Giovanni Evangelista al Trittico delle donne presso la National Gallery di Londra.

L’interpretazione dell’opera della Parmeggiani da parte della critica si sofferma con dovizia, esaltandoli, sui dettagli più intimi della celebre versione memlinghiana: il libro aperto appoggiato sul cuscino, le pieghe e i motivi di vesti e tessuti, il tipico paesaggio ‘alla fiamminga’ che si intravede dalle finestre.