Navigano su Internet, quasi sempre da soli, per circa due ore al giorno (ma alcuni arrivano anche a cinque), accedendo per lo più attraverso lo smartphone per guardare video, cercare informazioni, giocare e chattare con gli amici.

È il ritratto essenziale dei ragazzini di 11 e 12 anni che frequentano la prima media negli istituti modenesi come emerge dalla ricerca sull’uso di Internet effettuata nel corso dell’anno scolastico 2016-2017 dal gruppo di lavoro “Internet sicuro” del Comune di Modena. La ricerca, intitolata “Vorrei fare lo youtuber con dei miei amici”, prendendo in prestito una delle frasi degli intervistati, sarà presentata sabato 30 settembre, alle 16, alla Fondazione San Filippo Neri (via Sant’Orsola 52), nel corso dell’incontro “La mia banda spinge un tot. La Bul spiegata a mio figlio”, nell’ambito del programma di “After Futuri Digitali-Modena Smart Life”. L’incontro, aperto da Irene Guadagnini, assessora alle Politiche giovanili del Comune di Modena, e da Maurizio Castignetti, presidente della Fondazione San Filippo Neri, si propone di indagare, partendo appunto dai dati della ricerca, su come i ragazzi utilizzano le nuove modalità di comunicazione e com’è la relazione tra genitori e figli al tempo dei social. In programma gli interventi di Alberto Pellai, ricercatore, dipartimento di Scienze biomediche dell’Università statale di Milano; Sergio Ansaloni, sociologo, Comune di Modena, Samuele Mollicone, vice presidente cooperativa Mediando.

La ricerca, la quarta svolta nell’ambito del progetto Internet sicuro del Comune di Modena, ha coinvolto 1.552 ragazzi di prima media di tutte le scuole medie cittadine, con l’obiettivo di fornire un quadro preciso della realtà modenese e della sua evoluzione anche in relazione ai dati dell’anno precedente.

Dai dati emerge che i ragazzi effettuano il primo accesso a internet tra i sei e i dieci anni, ma i più precoci, in aumento rispetto allo scorso anno (dal 14 al 15,5 per cento) hanno iniziato a collegarsi in età prescolare, tra i 4 e i 5 anni. Il 64,4 per cento degli intervistati dichiara che in famiglia esistono regole per l’utilizzo di internet, ma solo poco più della metà (58,5 per cento, in calo rispetto all’anno scorso) dice di essere controllata dai genitori. Cresce la percentuale di chi si collega a Internet quando è da solo (l’84 per cento contro il 75 dell’anno scorso) e il collegamento avviene in prevalenza dallo smartphone (85 per cento), seguito dal tablet, dal pc portatile e dalla consolle per videogiochi.

Tra le attività svolte ci sono guardare video e ascoltare musica (91 per cento) ma anche cercare informazioni su sport e tempo libero; giocare (89 per cento) ma anche fare compiti e ricerche scolastiche; chattare con gli amici (86 per cento), l’attività preferita tra quelle con frequenza quotidiana, e, in percentuale inferiore, scaricare gratis musica, video e app. Circa il 56 per cento degli studenti è iscritta almeno a un social network, sebbene l’età minima di accesso prescritta sia 13 anni. Il preferito è Instagram, seguito da Snapchat, il cui utilizzo è in aumento, e, molto più indietro, Facebook. Poco più del 14 per cento dei ragazzi ha dichiarato di usare Musical.ly che, di fatto, non è un social ma un’applicazione con la quale è possibile creare video musicali della durata di qualche secondo. Al primo posto tra le app scaricate c’è whatsapp, usata da nove studenti su dieci.

Alla domanda su quanto tempo passano su Internet, circa un terzo dei ragazzi ha risposto meno di un’ora al giorno; il 36 per cento ci sta fino a due ore mentre il restante 31 per cento naviga dalle due fino a oltre cinque ore giornaliere.

Come rilevato dalle indagini precedenti, non sempre i ragazzi hanno la piena consapevolezza dei rischi che possono derivare dall’inserire in internet informazioni su di sé o su altri. Circa il 40 per cento pubblica foto e video di se stessi da soli o con amici. Sono fortunatamente in netto calo dati come la scuola frequentata, il cognome (dal 37 al 15 per cento), il numero di telefono (dal 14 al 7 per cento) e l’indirizzo di casa. Cresce invece la percentuale di studenti (al 25 per cento dal 18 dello scorso anno) che mette sui social informazioni sulle proprie idee e opinioni.

Uno studente su quattro ha ricevuto via internet messaggi offensivi o minacciosi mentre solo il 6 per cento ha dichiarato di averne postati a sua volta.

Il questionario è stato distribuito ai ragazzi in due tempi, prima e dopo gli incontri con gli operatori di Internet sicuro. Nelle risposte date dopo l’attività di formazione, apprezzata come molto positiva dall’80 per cento dei partecipanti, gli studenti dichiarano di aver acquisito competenze che non avevano, di essere più consapevoli dei rischi e di sentirsi maggiormente responsabili.