Il recente “sciopero degli esami” da parte dei docenti universitari ha avuto il merito di accendere un faro sullo stato critico del sistema universitario italiano e, più in generale su tutto il sistema dei saperi e della conoscenza. Sistema inserito nella categoria del pubblico impiego, usato come bancomat dai governi che si sono succeduti da 9 anni a questa parte e penalizzato dai continui blocchi contrattuali e occupazionali.

Il rischio ora è che, quando questa iniziativa di mobilitazione sarà passata, i problemi degli atenei tornino nel dimenticatoio, a partire da quello principale: la scarsità dei finanziamenti al sistema dell’Istruzione e della Ricerca che rischia di minare radicalmente l’efficacia del sapere, la qualità della ricerca, pregiudicare le opportunità di ragazze e ragazzi, di donne e di uomini.

Per queste ragioni la Flc-Cgil ha avviato in tutto il territorio nazionale una campagna di assemblee negli atenei rivolte a tutte le componenti del mondo universitario: i docenti, i dottorandi, gli assegnisti, i ricercatori strutturati e non, e gli studenti.

Per l’università di Modena, l’assemblea di ateneo, aperta a tutte le componenti,  si terrà il prossimo mercoledì 27 settembre dalle 12 alle ore 14 presso il Dipartimento di Economia, Aula Magna Ovest, in via Berengario 51. Interverrà Alessandro Arienzo, professore dell’Università Federico II di Napoli e coordinatore nazionale del Forum della docenza Flc-Cgil.

Gli atenei sono spinti ad una continua competizione che nei fatti crea disparità e penalizzazioni. Ne fanno le spese gli studenti, privati del fondamentale diritto allo studio, a partire dalla sistematica riduzione delle borse di studio; i dottorandi, considerati alla stregua degli studenti, ma nei fatti spesso occupati anche in attività didattiche, che rivendicano migliori condizioni di vita e di lavoro.

Ne fanno le spese ancora gli assegnisti e i ricercatori ancorati loro malgrado ad un meccanismo che li vuole precari per molti anni e senza nessuna certezza che il loro percorso possa poi arrivare ad una qualche forma di stabilità.

Se lo sviluppo di un Paese passa necessariamente dalla qualità della formazione e della ricerca, allora per poter incidere è necessario tenere unite tutte le parti che compongono la comunità universitaria, non limitandosi ad un unico tema, e con l’obiettivo di aprire un confronto, allargato e radicale, per arrivare a chiedere al governo una sostanziale inversione di rotta su precariato, diritto allo studio, retribuzioni, politiche della valutazione e della ricerca.

Per il sistema di Istruzione e Ricerca serve infatti un investimento straordinario, già a partire dalla prossima legge di Stabilità, finalizzato alle infrastrutture, al diritto allo studio, agli stipendi, alla stabilizzazione dei precari e a nuove assunzioni.