Nei primi sei mesi dell’anno l’Emilia-Romagna ha esportato verso gli Stati Uniti per 2,9 miliardi di euro, il 5,1% in più rispetto al primo semestre 2016. Gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato di sbocco per le produzioni emiliano-romagnole, trainate dalla meccanica, mezzi trasporto, ceramica, alimentare, moda. Modena, Bologna e Reggio Emilia sono le prime tre province della graduatoria delle esportazioni.

Sono alcuni dell’export regionale verso gli Stati Uniti analizzati nel workshop partecipativo “Esportare negli USA e collaborare con le imprese americane nell’era di Trump” organizzato da Regione e Unioncamere Emilia-Romagna.

Flessibilità, costi ridotti della manodopera media e dell’energia, dei trasporti e della dogana, ottima logistica, forte stimolo agli insediamenti industriali negli USA per la creazione o mantenimento di posti di lavoro e investimenti in immobili, macchinari e ristrutturazioni sulla base di incentivi pari al 10-20% (attraverso crediti d’imposta, contributi a fondo perduto, prestiti diretti a tasso basso, garanzie governative su prestiti privati, titoli obbligazionari e altre modalità).

Sono queste alcune opportunità che rendono gli USA un Paese dove oggi è possibile investire o attuare una strategia di penetrazione commerciale.

Charles Bernardini, partner della prestigiosa Law Firm Nixon & Peabody, ha fornito interessanti spunti su come affrontare il mercato americano. “L’immagine di qualità, design, originalità dei prodotti delle aziende italiane è molto elevata negli Stati Uniti. Ci sono quindi opportunità, specie dei settori della meccanica e dell’agroalimentare, di poter fare business anche grazie all’euro forte rispetto al dollaro. Obama ha lasciato in eredità una economia forte a Trump che sta stimolando una politica di incentivazione alle imprese a produrre negli Stati Uniti e di “comprare americano”. La strategia giusta quindi per una azienda italiana può essere di creare una filiale negli Usa come canale privilegiato che permette di superare diversi ostacoli. I clienti americani preferiscono comprare da un’azienda “americana”, è il fenomeno del cosiddetto Buy America”.

D’altra parte, anche le grandi aziende e multinazionali a stelle e strisce stanno investendo nel sistema regionale come ha ricordato Palma Costi, assessore Attività Produttive Regione Emilia-Romagna. “Abbiamo un rapporto importante con gli Stati Uniti per il peso del nostro export e anche per il fatto che l’Emilia-Romagna è una regione con forte presenza di capitale americano. C’è crescente richiesta di insediamenti di imprese che riconoscono qui alcuni elementi: la capacità del sistema produttivo di piccole e medie imprese di saper lavorare e innovare, il tema dei lavoratori e quindi delle persone e la capacità del sistema emiliano-romagnolo di favorire questi investimenti. Il rapporto con il mercato americano  rimane fondamentale sia tra imprese che istituzioni”.

Ci sono notevoli spazi in prospettiva come ha sottolineato Claudio Pasini, segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna che ha aggiunto: “Nel primo semestre 2017, l’Emilia-Romagna ha esportato quasi 3 miliardi di euro verso gli Stati Uniti, terzo mercato di sbocco, quindi un 5,1% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Ci sono molte opportunità e siamo in grado di indicare i prodotti driver con maggiori opportunità sul mercato americano dove sono poco meno di 5000 le imprese che esportano, di cui una metà non sono esportatrici abituali: quindi c’è un grande lavoro perché lo possano divenire, un percorso da parte di istituzioni pubbliche e associazioni di categoria per sostenere le piccole imprese a consolidarsi e le medie imprese a ragionare in termini di stabilizzazione quindi di investimenti per aprire filiali”.

Il mercato americano è stato individuato dal programma ER Go Global 2016-2020 della Regione Emilia-Romagna come il principale target per lo sviluppo delle esportazioni, l’attrazione degli investimenti, le partnership fra università e centri di ricerca.

Ruben Sacerdoti, responsabile servizio attrattività e internazionalizzazione ha precisato gli scenari di sviluppo sul mercato statunitense.

“Sono diversi anni che abbiamo focalizzato la nostra attività a supporto delle imprese verso il mercato americano. L’idea ora è di creare un advisory board, un gruppo di esperti in grado di analizzare le strategie in atto e affinarle per consegnare linee guida e operative alle imprese. Abbiamo focalizzato tre aree degli Stati Uniti. La prima è la Silicon Valley tra San Francisco e San Josè dove stiamo portando start up e imprese hi tech grazie ad accordo con incubatore che funge da acceleratore. La seconda è quella di New York sul tema delle smart cities, in accordo con municipalità e università, per attività formazione, ricerca sviluppo oltre che tradizionale anche fieristico. Ora la possibilità di una terza area Mid West con centro a Chicago dove l’eccellenza e specializzazione regionale può trovare opportunità importanti dall’agroindustria alla meccanica con specializzazione per il packaging e una logistica adatta a tutto il mercato americano”.