Alla Sorgente di Barigazzo, nell’Appennino Modenese, sede della 33° Festa dei Lamponi promossa da Hewo Modena per aiutare le comunità Hewo dell’Eritrea dove gli ammalati di aids, tbc e lebbra diventano protagonisti del proprio riscatto, alle 19 di venerdì 11 agosto 2017, il piccolo esercito di volontari comincerà ad annotare le richieste: crescentine, gnocco fritto, borlenghi, ciacci e frittelle di castagna, frittelle di baccalà, polenta distesa, grigliata, bruschette, panini, patatine, menù per bambini e poi specialità a base di lamponi e frutti di bosco, un menù che valorizza le tradizioni gastronomiche della montagna modenese, con il patrocinio di Slow Food Frignano.

Per cinque giorni, fino al 15 agosto, ogni sera, Barigazzo, frazione di Lama Mocogno, accoglie le centinaia di partecipanti alla festa, dall’alto dei suoi 1.217 metri di altitudine sul livello del mare, con una bella veduta panoramica del Cimone e delle sue pendici, creando un ponte di amicizia e di solidarietà con l’Africa, grazie all’impegno di Hewo Modena.

Un fatto poco noto ai più è che la Festa dei Lamponi è la mamma e non la figlia di Hewo Modena. Nel 1985, un gruppo di amici, coordinati da Ermes Ruggi, impegnato con la moglie Margherita nella azienda La Sorgente, decise di organizzare la Festa dei Lamponi per animare la località montana e per aiutare una coppia di sposi, Carlo e Franca, nel loro impegno missionario in Etiopia e in Eritrea. Per continuare il sostegno decise di strutturarsi come associazione e da allora sono molte le realizzazioni.

In particolare, a Quihà, con uno sforzo straordinario, in soli tre anni è stato costruito un grande ospedale, indispensabile perché unico nella provincia del Tigray, con un reparto di pediatria, con un reparto di chirurgia e con un “Centro dei diritti”, istituito per far conoscere e difendere i diritti disconosciuti, violati o minacciati dei bambini in età prescolare, provenienti da famiglie economicamente e culturalmente povere. Completano questi servizi attività sociali lavorative per soddisfare i bisogni alimentari dei pazienti ricoverati e dei bambini che frequentano il Centro, quali un campo agricolo, un laboratorio per la conservazione della frutta e della verdura, una macchina per la produzione della pasta, un forno per la produzione del pane. È stato realizzato un laboratorio/scuola di maglieria per la formazione socio-professionale dei giovani e per la produzione di capi di abbigliamento, in cui ricavato è destinato al sostentamento della Comunità.

Alla base di quella e di tanti altri servizi e strutture attivati, c’è sempre l’obiettivo che le persone ammalate che hanno goduto degli interventi socio-strutturali dell’Hewo, si assumano, in prima persona, la responsabilità la responsabilità di far proseguire quegli interventi per dare ad altri le stesse opportunità di cura e di sostegno che hanno ricevuto.

Per questo il processo riabilitativo coinvolge non solo la persona interessata, ma tutto il tessuto sociale nel quale debbono essere realizzati la riabilitazione e il reinserimento. Gli interventi riabilitativi sono elaborati e condotti con la partecipazione attiva delle Comunità dell’Hewo. Essi non sono rivolti solo alla rieducazione motoria di meccanismi fisici o al solo apprendimento di un mestiere o al perfezionamento di una professione. Vanno ben oltre. Innanzitutto sono tesi a stimolare nei poveri, nei malati, negli emarginati la consapevolezza della propria dignità di uomo, non facile né comodo da riconoscere in un corpo deformato dalla malattia, in un volto sfigurato dalle lesioni o sotto i panni sporchi e laceri di un povero. Dalla riconquistata stima di se stessi si passa a scoprire talenti, a sviluppare attitudini, a trovare in se stessi la risposta alle interpellanze della vita e a trasformare un male sociale, quali sono la disabilità fisica e la inadeguatezza del proprio ruolo, in una positiva risorsa di bene individuale e comunitario, in un servizio di fraternità.