Sono oltre 100 i tratti di strade provinciali modenesi dove la Provincia ha introdotto limitazioni al traffico a causa del degrado del fondo che si traducono in quasi 200 chilometri con limiti di velocità per motivi di sicurezza, oltre cinque chilometri di strade  chiuse al transito per frana e 24 chilometri con divieto di transito a mezzi a due ruote.

E’ questa la fotografia del dissesto della rete di oltre mille chilometri di strade provinciali modenesi denunciato, lunedì 31 luglio, nel corso di un incontro in Provincia con le associazioni di categoria del tavolo dell’economia, sindaci, parlamentari e  consiglieri regionali,  voluto dal presidente della Provincia Gian Carlo Muzzarelli.

«I prelievi dello Stato – ha evidenziato Muzzarelli – anche quest’anno arriveranno a 37 milioni su circa 61 milioni di entrate dell’ente; dal 2103 abbiamo versato allo Stato oltre 125 milioni di euro provenienti dalle imposte pagate dai cittadini modenesi, in particolare automobilisti, visto che si tratta di quote di Rcauto e di Ipt, che avrebbero tutto il diritto di usufruire di una viabilità adeguata.  Una viabilità in queste condizioni – ha aggiunto Muzzarelli – penalizza un territorio che sta facendo enormi sforzi per uscire dalla crisi e intercettare la ripresa oltre a ridurre i margini di sicurezza, a fronte delle pesanti responsabilità per gli amministratori previste dalla nuova legge sull’omicidio stradale. La situazione delle Province – ha ricordato Muzzarelli – è ormai diventata un caso nazionale che deve esser affrontata dal Parlamento per adeguare il quadro istituzionale al risultato del referendum, senza ritornare alle vecchie Province, ma consentendoci di funzionare. In questi ultimi anni abbiamo assistito a un rinnovato centralismo fiscale e burocratico che penalizza i territori. E bene ha fatto il presidente Bonaccini – ha concluso Muzzarelli – a riaprire con il Governo il confronto sul tema dell’autonomia nei rapporti con lo Stato, un’azione che sosteniamo come territorio».

Nel dettaglio sullo stato delle viabilità, come ha illustrato Alessandro Manni, direttore dell’area lavori pubblici della Provincia, attualmente nel modenese è chiusa al transito, per dissesto idrogeologico, la provinciale 36 tra Serramazzoni e Pavullo, mentre sono chiuse alle due ruote per degrado del fondo la sp 9 a Mirandola, la sp 413 tra Carpi e  Novi, la sp 26 a Pavullo e la sp 7 diramazione Ponte dei Rossi.

Nel corso dell’incontro sono state fornite anche le cifre su quanto servirebbe per restituire alla rete la piena funzionalità: per il ripristino una tantum dei tratti degradati servirebbero quasi 60 milioni, per mantenere in efficienza la rete servono oltre nove milioni all’anno, prevedendo anche oltre un milione e mezzo all’anno per interventi di manutenzione straordinaria e circa un altro milione e mezzo in media per l’attività di sgombero neve e l’acquisto del sale.

A fronte di queste necessità, di quanto dispone la Provincia? Per manutenzioni, sfalci, tappeti, risagomature e trattamenti superficiali il budget è sceso dagli oltre sei milioni all’anno del 2004 al milione e mezzo del 2016.

Per il 2017 le risorse a disposizione sono leggermente aumentate solo grazie alla vendita di immobili di proprietà, ma comunque insufficienti.

E aderendo a una campagna di denuncia promossa dall’Unione delle Province d’Italia (Upi), Muzzarelli nelle scorse settimane ha presentato un esposto cautelativo alla Procura della Repubblica e Prefettura di Modena e alla Corte dei conti di Bologna sulla situazione finanziaria dell’ente, dove Muzzarelli ha giudicato i prelievi una violazione della Costituzione, nonché del principio di buon andamento della pubblica amministrazione, riprendendo una recente relazione della Corte dei Conti che ha giudicato i tagli alle Province «illegittimi e irragionevoli, tali da rendere impossibile lo svolgimento delle funzioni istituzionali».

UNA RETE DI OLTRE MILLE KM DI STRADE – SENZA UNA MANUTENZIONE COSTANTE I COSTI AUMENTANO

La Provincia gestisce 1.026 chilometri di strade provinciali (422 in pianura e 604 in montagna), lungo le quali sono presenti 90 rotatorie, 183 ponti con campata superiore ai sei metri e una galleria, quella di Strettara a Montecreto.

Si tratta, in diversi casi, di arterie strategiche come la sp 413 Modena-Carpi-Novi, il tratto della Modena-Sassuolo da Baggiovara a Casinalbo, la sp 623 da Modena a Vignola fino a Zocca, la sp 468 da Carpi a Finale Emilia; molte di queste sono ex statali “ereditate” dall’Anas (circa 400 chilometri) nel passaggio di competenze del 2001 che ha riguardato anche la sp 255 Modena-Nonantola, arteria con un transito superiore anche alla via Emilia e al Canaletto, uniche statali rimaste in capo all’Anas insieme a buona parte della Modena-Sassuolo, parte della tangenziale di Modena e la complanare a Modena dalla via Giardini alla Nuova estense.

A fronte di un aumento del 40 per cento di chilometri, dovuto appunto ai trasferimenti di strade Anas, la Provincia dispone delle stesse risorse destinate alla manutenzione del 1999, passando dai quasi tre mila euro a chilometro agli attuali 1.550 euro.

Una rete sempre più trafficata e sottoposta a usura richiederebbe, invece, una manutenzione costante, ma soprattutto tempestiva perché, come confermano i tecnici del servizio provinciale Viabilità, il ripristino immediato di una pavimentazione fessurata lungo circa un chilometro di strada costa poco più di 40 mila euro se eseguito subito, per raddoppiare se si aspetta un anno, fino a raggiungere il costo di quasi 400 mila euro se si aspettano cinque anni.

Una rete in degrado, inoltre, comporta anche maggiori costi legati alle richieste di danni per incidenti legati alla morfologia della strada: le richieste di danni alla Provincia sono state 728 dal 2010, mentre le compagnie assicurative hanno alzato la franchigia a carico dell’ente da zero a 10 mila euro.

La Provincia, inoltre, gestisce una rete di 155 chilometri di piste ciclabili molto frequentate dai modenesi: la Modena-Bastiglia-Medolla-Finale Emilia lunga 20 chilometri, la Modena-Vignola lunga 15 chilometri, i Percorsi natura del Secchia, del Panaro e del Tiepido lunghi complessivamente 120 chilometri.