Far sì che la scuola sia accessibile e inclusiva anche per i ragazzi che hanno maggiori difficoltà, unendo e coordinando il lavoro di Comune, enti locali, istituti scolastici, Ausl e famiglie. È l’obiettivo dell’Accordo territoriale per l’integrazione degli alunni disabili nelle scuole di ogni ordine e grado operativo dal 2011 e in scadenza a fine 2017 che, con il voto unanime del Consiglio comunale (nella seduta di giovedì 20 luglio), è stato prorogato fino al 2019, in attesa della pubblicazione dei nuovi regolamenti previsti dalla legge 107 sulla “Buona scuola”.

Approvazione unanime anche per l’ordine del giorno, presentato da Grazia Baracchi per il Pd, che invita a lavorare affinché nella revisione degli accordi possano confluire le esperienze e i progetti sperimentati in questi anni in un’ottica di scuola che risponde a tutte le difficoltà e prova a prevenirle.

L’Accordo, come ha spiegato l’assessore alla Scuola Gianpietro Cavazza nel presentare la delibera, “si fonda sul principio della collaborazione fortissima tra tutti coloro che intervengono nei processi di inclusione scolastica degli alunni con disabilità. Il Piano per l’integrazione ha dimostrato la sua validità, per questo deve rimanere un punto di riferimento fondamentale anche per il futuro. Ma in questa materia – ha proseguito – siamo animati da un principio di non appagamento: facciamo molte cose, coerenti con la normativa e appropriate ai problemi ma dobbiamo essere animati dalla necessità di fare sempre di più e meglio”.

Gli alunni con disabilità che hanno usufruito delle misure previste dal Piano per l’integrazione, che prevede un investimento di circa 5 milioni di euro all’anno, sono progressivamente aumentati nel corso degli anni per ogni livello scolastico: nella scuola dell’infanzia erano 47 nel 2011/2012 e 95 nell’anno scolastico appena concluso. Nella primaria si è passati da 138 a 254 e nella scuola media da 102 a 150; nella scuola superiore infine si è passati da 128 a 255 alunni seguiti. In totale nell’anno scolastico 2016/2017, nelle scuole di ogni ordine e grado, gli allievi coinvolti sono stati 749.

L’Accordo territoriale è sottoscritto da Provincia di Modena, Azienda Usl, sindaci e presidenti delle Unioni dei Comuni modenesi, Ufficio scolastico provinciale, dirigenti scolastici referenti di ambito territoriale, definisce modalità, strumenti, risorse e strategie locali per l’integrazione degli alunni con disabilità e fornisce le indicazioni, tra le altre, per il piano educativo individualizzato, coinvolgendo le scuole, le famiglie, i Comuni e l’Ausl con compiti diversi ma integrati tra loro; per i docenti coinvolti nell’integrazione, il personale di sostegno e quello educativo, i collaboratori scolastici per l’assistenza di base e i tutor (nelle scuole superiori).

Con l’emanazione, in applicazione della legge sulla Buona scuola, del decreto legislativo 66/2017, che contiene le norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, viene definito un nuovo assetto dell’inclusione scolastica in questo ambito. In particolare gli accordi, oggi provinciali, diventeranno regionali, verranno modificati i gruppi di lavoro per l’inclusione scolastica e cambieranno anche le procedure per la certificazione e la documentazione, quelle relative alla redazione del progetto individuale e del piano educativo individualizzato, oltre alle modalità per la richiesta e assegnazione delle risorse per il sostegno e il personale educativo assistenziale.

Intervenendo nel dibattito, Elisabetta Scardozzi (M5s), dopo aver sottolineato che “le scuole hanno necessità di questo accordo”, ha invitato l’Amministrazione a “verificare costantemente che le risorse siano investite nel modo più efficace e proficuo per la scuola”. Marco Cugusi, Art.1-Mdp, ha fatto notare che “purtroppo spesso quanto accade nella realtà è molto diverso dai principi di integrazione previsti dalla legge, che sono un elemento di civiltà. Nelle scuole elementari – ha detto – l’integrazione è reale ma man mano che si va verso le superiori i disabili sono sempre più spesso vissuti come un disturbo e relegati in un angolo. È una realtà di cui le amministrazioni devono tener conto”. Per Domenico Campana, Per me Modena, l’Italia “è su una strada avanzata anche rispetto all’Europa e le statistiche dicono che i ragazzi inseriti insieme ai compagni affrontano meglio le loro difficoltà rispetto a quelli che vengono seguiti in modo differenziale, con attenzione al loro handicap e non alla loro persona”. Anche Grazia Baracchi (Pd) ha messo in evidenza che “la forza dell’accordo è che parla di progetto di vita, di un cammino che va oltre la scuola. Spesso quando si parla di integrazione si pensa allo stare in aula ma l’integrazione è qualcosa di più alto: è un’interazione forte e continua con enti locali, educatori e pedagogisti per creare percorsi di inclusione partendo dai bisogni della persona e non dal loro deficit”.