«La gestione dei rifugiati che giungono nella nostra Città non sia più considerata un’emergenza, ma una forma di integrazione che supera l’aspetto della mera accoglienza». Così il Presidente provinciale delle Acli di Bologna, Filippo Diaco, in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, che si celebra oggi.

«Ad oggi molte risorse sono state spese per i bisogni primari di accoglienza dei sempre più numerosi richiedenti protezione internazionale che giungono a Bologna» osserva Diaco. «Le Acli sono in una posizione di osservazione privilegiata: stiamo dando il nostro contributo, ormai da due anni, all’integrazione di questi giovani e di queste famiglie, tramite i nostri corsi di italiano, per professioni domestiche, di inglese, di diritti e doveri legati alla permanenza sul suolo italiano, col doposcuola e centro estivo, il supporto burocratico, i laboratori professionalizzanti, gli inserimenti in tirocinio». Purtroppo, tutto questo lavoro di integrazione e supporto nella costruzione del percorso di vita e lavoro dei migranti non economici «non prevede, per Associazioni come la nostra, che impiegano tante risorse proprie, alcun riconoscimento economico né formale, previsto, ad oggi, solo per l’accoglienza, avvenga essa tramite il sistema Cas o Sprar, con cui collaboriamo in maniera crescente» osserva Diaco. «Superare l’aspetto emergenziale e puntare sull’integrazione significa prima di tutto coinvolgere maggiormente il Terzo Settore nelle decisioni, al fine di avere una visione più prospettica sulla situazione dei richiedenti protezione internazionale» continua il Presidente delle Acli. «Terminato il periodo dell’accoglienza, sia esso di uno o due anni, sussistono, ad oggi, una serie di problematiche successive, che vanno dalla ricerca dell’alloggio, al lavoro, al riconoscimento sociale. Non possiamo pensare che tutte le persone che hanno usufruito dei sistemi di accoglienza si trovino poi a gravare sul welfare ordinario» prosegue Diaco. «Per questo occorre uscire dalla logica emergenziale e investire sull’integrazione vera, sulla costruzione di percorsi di vita e lavoro stabili, che permettano anche il superamento dell’immagine pregiudizievole che, sempre più, grava sui rifugiati presenti in Città» conclude il Presidente.