Sabato 20 maggio 2017 si è tenuta presso la Cgil di Bologna la riunione regionale dei lavoratori con contratto a tempo determinato e precari di Poste Italiane.
Erano presenti sia lavoratori in servizio, sia ex contratti a tempo determinato ed ex lavoratori degli appalti Transystem: ciò dimostra che il problema del precariato in Poste Italiane è presente in modo consistente e sentito da molti.
In regione, negli ultimi anni, sono diverse centinaia i lavoratori Ctd che hanno prestato attività lavorativa al recapito ed allo smistamento al CMP (Centro Meccanizzazione Postale) di Bologna, ed alcune migliaia quelli coinvolti a livello nazionale.
Dal dibattito è emerso la condizione comune a questi lavoratori: persone usate e sfruttate oltre i limiti, ai quali non vengono concesse le ferie, con anche richieste per lavorare 7 giorni alla settimana senza il giorno di riposo previsto dalla legge.

Le continue richieste di lavoro straordinario, senza nessuna garanzia occupazionale stabile futura, caratterizzata dal peggioramento delle condizioni di lavoro, l’uso dei contratti a tempo determinato per coprire carenze d’organico strutturali (zone di recapito vacanti, reparti di logistica in cui le lavorazioni sono fatte solo con personale con contratti a tempo determinato) sono accompagnati da un peggioramento della qualità del servizio nei vari ambiti di attività, in particolare dopo l’implementazione delle consegne a giorni alterni, che creano notevoli disagi e disservizi, a causa dei carichi di lavoro non compatibili con l’orario di lavoro, nonostante Poste Italiane accresca il proprio utile nei vari bilanci degli ultimi anni.
Il mancato rinnovo dei singoli contratti fino a 36 mesi di lavoro, come permette la legge, crea ulteriore precarietà tra questi lavoratori, con un continuo ricambio di nuovi contratti a tempo determinato: si ritiene che l’unico motivo per cui non vengono rinnovati, oltre un massimo di 24 mesi, sia dovuto al fatto che Poste lo fa per risparmiare sul costo del lavoro, perché così facendo non deve dare la differenza stipendiale, come prevede il CCNL dopo un’anzianità di 24 mesi.

La proposta emersa dall’assemblea è quella di arrivare – tramite la trattativa in sede di rinnovo contrattuale, o con un accordo sindacale specifico – ad un accordo che generi una politica attiva sul lavoro, per dare prospettiva occupazionale stabile alle migliaia di precari che hanno lavorato e/o stanno lavorando in Poste Italiane (CTD, ex CTD ed ex lavoratori degli appalti), usando lo strumento di una graduatoria a scorrimento ed esaurimento, dalla quale attingere per le necessarie assunzioni stabili per coprire le carenze nel recapito e nella logistica, ed anche per sostituire le uscite della mobilità professionale per la sportelleria dei job posting presenti in PCL.
L’assemblea ha dato mandato alla segreteria regionale SLC-CGIL di creare ulteriori momenti di confronto, con anche iniziative di presidio presso le Prefetture, istituzioni o strutture di Poste, per dare visibilità alle esigenze e alle richieste dei precari, non escludendo con la condivisione e il coordinamento della segreteria nazionale di stabilire una giornata di mobilitazione e/o presidio nazionale, da tenere simultaneamente in tutta Italia.
(nota di SLC CGIL ER)