Il più gettonato è il Parmigiano Reggiano il cui nome viene utilizzato in versioni fantasiose come il “Parmesan Dolce”, prodotto in Russia, o con rafforzativi per rimarcarne l’origine (falsa), come il “Parmesan perfecto italiano” prodotto in Australia, ma non mancano altri formaggi dai nomi più o meno improbabili, come il “Queso Provolone”, prodotto in Argentina, e “Unagrande Ricotta”, prodotto in Russia. Sono questi alcuni dei prodotti esposti oggi alla rassegna di prodotti lattiero caseari di imitazione del made in Italy allestita da Coldiretti Emilia Romagna nella sala “Panini” della Camera di Commercio Modena nell’ambito dell’incontro “Alimenti e salute – è anche una questione di etichetta. L’etichettatura del latte e dei prodotti a base di latte” promosso dalla Regione Emilia Romagna con il patrocinio della Camera di Commercio di Modena e in collaborazione con Coldiretti regionale.

Per la qualità e la fama dei suoi prodotti, l’enogastronomia dell’Emilia Romagna – afferma Coldiretti regionale – è terra di saccheggio per i pirati del cibo. Ad essere taroccati sono in particolare i prodotti lattiero caseari che nella nostra regione vantano il prodotto agroalimentare più imitato al mondo, il Parmigiano Reggiano, le cui imitazioni a livello mondiale valgono circa 4 miliardi di euro, più del doppio delle esportazioni del prodotto originale.

Oltre alle imitazioni a livello mondiale, la concorrenza sleale per gli allevatori italiani sul suolo nazionale ed europeo – ricorda Coldiretti regionale – fino ad una settimana fa era costituita dalla mancanza di trasparenza sull’origine del latte. Dal 19 aprile, invece, per battere le imitazioni e l’anonimato dell’origine, le 3.900 stalle che producono latte in Emilia Romagna e le 36.000 stalle a livello nazionale – come ha ricordato il responsabile della sicurezza alimentare di Coldiretti regionale, Dennis Calanca – possono contare sul decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011”, che prevede appunto l’indicazione obbligatoria dell’origine del latte di tutti i prodotti lattiero-caseari.

Con l’entrata in vigore del decreto – rileva Coldiretti Emilia Romagna – si dice finalmente basta all’inganno del falso latte Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle vengono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo, prima del decreto latte, fosse portato a conoscenza del consumatore, che invece oggi può scegliere con più consapevolezza cosa acquistare.

Le 450 mila mucche e le 60 mila pecore presenti in Emilia Romagna possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, formaggi, burro e yogurt che – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie ad un capillare sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari delle Aziende sanitarie locali, che non ha pari in Europa.

L’introduzione dell’etichettatura obbligatoria – commenta Coldiretti regionale – costituisce un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario dove occorre proseguire nella battaglia per la trasparenza. Infatti oltre al latte e ai derivati, l’etichettatura è obbligatoria per le carni avicole, bovine, suine, l’ortofrutta fresca, le uova, il miele, la passata di pomodoro, il pesce, l’olio extravergine d’oliva. È stato avviato il procedimento per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine del grano per la pasta e il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Marina, ha annunciato durante la manifestazione di Coldiretti a Roma l’etichetta per il riso. Resta anonima l’origine di salumi, carne di coniglio, carni trasformate, frutta e verdura trasformata, derivati del pomodoro diversi dalla passata, sughi pronti, pane.

 

Fonte: Elaborazioni Coldiretti