Anche le piccole e medie imprese, se adeguatamente supportate, possono affrontare con efficacia i mercati esteri: i punti-chiave per il successo dei progetti di export sono la valutazione preventiva di rischi ed opportunità, la definizione degli obiettivi economici e del tempo necessario per raggiungerli, l’attenta pianificazione della strategia di marketing ed il monitoraggio costante dei risultati acquisiti.

Di strumenti e strategie per facilitare l’internazionalizzazione delle pmi modenesi si è parlato nel convegno organizzato da Confimprese Italia, la Confederazione sindacale e datoriale delle micro, piccole e medie imprese che opera a sostegno di imprenditori agricoli, artigiani, commercianti, professionisti. L’appuntamento, dal titolo “La sfida dei mercati esteri: strategie e profili giuridici”, si è tenuto presso il caseificio “Quattro Madonne”, una location scelta per il suo alto valore simbolico in quanto luogo di produzione di uno dei prodotti del nostro territorio più esportati e più conosciuti al mondo. “Il Parmigiano-Reggiano è una delle principali eccellenze gastronomiche mondiali – ha ricordato in apertura di convegno Antonio Fierro, Presidente della sezione modenese di Confimprese Italia – ed è fortemente rappresentativo del nostro tessuto imprenditoriale, che ha una lunga tradizione alle spalle ma è anche proiettato nel futuro. In Italia abbiamo oltre 4,5 milioni di imprese, ma solo 200 mila circa lavorano con l’estero: di queste, 140 mila esportano beni e servizi per valori inferiori ai 750mila euro l’anno. Esiste, dunque, un notevole potenziale ancora inespresso: Confimprese vuole aiutare le pmi modenesi ad esprimere questo potenziale ed approcciare con efficacia i mercati esteri, fornendo strategie di marketing che garantiscono risultati concreti, supportando l’imprenditore a districarsi tra normative civili e penali differenti da quelle comunitarie e sfruttando le opportunità creditizie e fiscali presenti nei diversi contesti internazionali”.

Il convegno ha visto la partecipazione di consulenti esperti in credito e fiscalità internazionale, normative comunitarie ed extraeuropee, strategie gestionali di impresa, che hanno fornito agli imprenditori presenti strumenti utili alla crescita ed allo sviluppo del fatturato.

“Il primo passo da compiere per approcciare i mercati esteri è la valutazione preventiva di rischi e vantaggi” ha dichiarato l’avvocato Tommaso Rotella, membro del Comitato Scientifico del Centro Studi di Diritto Penale Tributario di Torino ed esperto di strategie di internazionalizzazione delle imprese. “Tra i vantaggi dell’export figurano l’aumento del fatturato e degli utili, la realizzazione di economie di scala, la diversificazione del rischio di impresa, l’accesso a nuove idee e nuove esperienze di business. D’altro lato, affrontare l’estero può presentare complessità e rischi non presenti nel mercato domestico, come tempi più lunghi di rientro dell’investimento o la non conoscenza delle dinamiche economiche e commerciali. Vi sono poi rischi monetari (per chi opera al di fuori dell’Unione Europea), ed altri rischi legati all’andamento politico ed alle possibili differenze culturali. E’ quindi indispensabile superare l’approccio occasionale e non strutturato che caratterizza molte imprese, definendo preventivamente gli obiettivi ed i prodotti/servizi che si intendono esportare, così come la quota di mercato che si intende raggiungere ed in quanto tempo. Un’attenta pianificazione economico-finanziaria ed il monitoraggio costante dei risultati sono altrettanti capisaldi di una efficace strategia di export”.

Il tema della fiscalità internazionale è stato illustrato da Marcello Poggioli, Professore associato presso l’Università di Padova, che ha ricordato agli intervenuti come l’internazionalizzazione delle imprese sia ormai “Una necessità, dettata dalla crescente e forte interazione dei mercati economico-finanziari. Tuttavia, le forti differenze esistenti tra i vari ordinamenti giuridici e tributari comportano opportunità ma anche pericoli, come ad esempio quello della doppia imposizione fiscale. Attivando una specifica attività di pianificazione fiscale, ad esempio, si può valutare il ricorso al regime di Branch extension, che riconosce un significativo credito di imposta sulle imposte pagate dalle imprese italiane che operano all’estero”.

In conclusione della giornata di studi, Antonio Fierro ha sottolineato con soddisfazione l’elevato livello qualitativo degli interventi “Che si collocano nell’articolato percorso formativo che Confimprese Italia dedica ai propri associati. Il tema dell’internazionalizzazione è ormai imprescindibile, tanto da parte delle aziende di media e grande dimensione – che hanno già dimestichezza con l’export e cercano spunti per migliorare il proprio approccio – quanto per le micro e piccole imprese, che non hanno mai considerato i mercati stranieri come una possibilità concreta. Da oggi, anche grazie ai servizi ed ai percorsi formativi messi in opera dalla nostra associazione, affrontare questa sfida è concretamente possibile anche per loro”.