Come agli albori della tecnica fotografica, Nicolas Boria cattura le immagini con uno strumento completamente analogico: una macchina fotografica a soffietto vecchia di un secolo e una camera oscura portatile per lo sviluppo istantaneo. Proprio come un fotografo ambulante. Camera oscura ambulante è il nome del suo progetto fotografico, che lo porta a Reggio Emilia per una residenza d’artista nell’ambito del circuito Off di Fotografia Europea in via Roma. Domani sera, dalle 21.00 alle 22.30, Nicholas Boria terrà una performance-laboratorio al Labart di Vicolo Venezia. L’artista sarà presente in via Roma anche durante il weekend inaugurale di Fotografia Europea, e una sua opera site-specific, che ritrarrà luoghi e abitanti del quartiere, sarà esposta in via Roma dal 5 al 7 maggio.

Francese di nascita, fotografo d’arte e ricercatore accademico, Boria vive e lavora tra Torino e Parigi. Interprete di un singolare viaggio a ritroso nel tempo, Nicholas Boria, che ha cominciato il suo percorso partendo da una reflex digitale, nel 2008, si è col tempo avvicinato ad una sperimentazione intimista che lo ha condotto ad abbandonare il supporto digitale e preferire quelli analogico «per la sua intrinseca poesia, per il valore particolare che dà a ogni immagine e per le infinite possibilità da esplorare che mi offrono i procedimenti chimici dello sviluppo».