Nuove notizie negative sul fronte del mercato del lavoro in Emilia-Romagna. A tirare le somme è il sindacato Ugl dell’Emilia-Romagna.

“Sia sul versante delle imprese che su quello dell’occupazione dei singoli. I dati Unioncamere e il Monitor distretti industriali diffusi nelle ultime 48 ore parlano chiaro. L’ Emilia-Romagna chiude il 2016 con un tasso natalità-cessazione di imprese pari allo -0,32% rispetto ad una media del Nord Est del -0,1%. Per contro lo scenario sul mercato del lavoro, analizzato attraverso i dati di Cassa Integrazione Guadagni delle imprese dei 19 distretti regionali dell’Emilia Romagna , relativo ai primi 11 mesi del 2016, ha evidenziato un aumento del 27,7%, portando il monte ore a 12,9 milioni, su livelli che rimangono storicamente elevati”: afferma in una nota il segretario generale di Ugl Emilia-Romagna Tullia Bevilacqua.

L’ aumento generalizzato della richiesta di ore di CIG e in particolare di quella ordinaria sottende fenomeni di crisi strutturali e in controtendenza (negativa) rispetto al ridimensionamento complessivo del ricorso agli ammortizzatori sociali che si era registrato nel corso del 2015.

L’utilizzo di ogni tipo di cassa integrazione cresce a Modena, Ferrara e Reggio Emilia, mentre diminuisce di poco a Forlì-Cesena, Piacenza e Rimini.

“L’aumento della Cassa Integrazione Ordinaria nel 2016  in Emilia-Romagna si può leggere purtroppo come il primo effetto delle tante , troppe,  imprese della nostra regione che non sono riuscite a superare la crisi e  si sono dovute definitivamente arrendere o stanno per farlo – commenta Tullia Bevilacqua-. Emergono i problemi evidenziati dal fatto che  il lavoro è sempre più precario (contratti a tempo determinato ed esplosione dell’uso dei voucher) e i lavoratori con l’avvento del Jobs act e l’abolizione dell’articolo 18 hanno meno tutele. Una tendenza nazionale e locale, ovviamente”.

A confermare l’analisi dell’Ugl è l’ultimo rapporto Istat che , impietosamente, conferma il rallentamento degli effetti benefici degli sgravi contributivi inseriti nelle norme del Jobs act e la prevalenza delle nuove assunzioni con contratto a tempo determinato piuttosto che a tempo indeterminato.

“La somma di tutti questi fattori porta l’ Italia a vantare il poco onorevole primato dell’essere l’unico grande Paese della zona euro con i dati in peggioramento annuo sul tasso di disoccupazione. E il tasso dei senza lavoro dei giovani in età tra i 15 e i 24 anni ha assunto livelli davvero preoccupanti: il 40,1% a dicembre 2016, in aumento di 0,2 punti su novembre e al livello più alto dal giugno del 2015. Segno che è più che necessaria un’inversione di rotta nelle politiche economiche del governo , attualmente purtroppo impegnato in altre priorità: come quella di trovare la quadra sulla nuova legge elettorale, succube delle beghe interne al partito di maggioranza che lo sostiene : il Pd”: conclude il segretario generale di Ugl Emilia-Romagna Tullia Bevilacqua.