“Dopo avere irresponsabilmente fatto cadere nel vuoto la nostra proposta di creare una Fondazione capace di mettere insieme forze pubbliche e private per garantire un futuro al teatro Carani, la giunta comunale di Sassuolo ammette a mezzo stampa di avere già abbandonato l’obiettivo di riaprire lo storico ambiente entro la fine della legislatura. Nonostante l’appello corale della città, nonché di una platea autorevole di artisti, la creazione di un comitato per la difesa e la riapertura di questo simbolo della cultura e della storia cittadina, il disimpegno dell’Amministrazione comunale in questi ultimi due anni ci pare evidente. E’ chiaro che le tre ipotesi che la giunta dice di avere avanzato alla proprietà, che risulterebbe peraltro interessata a far rialzare il sipario, servono solo da cortina fumogena per nascondere l’assoluta mancanza di volontà politica di salvare il teatro e di garantire la sua riapertura. Ben lontane dall’essere funzionali all’obiettivo finale: vedere riaprire in tempi brevi al pubblico le splendide porte liberty.

Negli ultimi due anni non abbiamo mai sentito un discorso alto e di prospettiva, in questa direzione. Nessuna espressione di una reale volontà capace di unire e valorizzare, intorno ad un unico tavolo, il movimento di cittadini e di artisti che si sono mossi a sostegno del Carani. La Giunta non ha onorato nemmeno l’impegno assunto in consiglio comunale, su nostra proposta approvata all’unanimità. Tutto affogato nell’avvilente disinteresse di un’amministrazione che oggi, a distanza di quasi due anni, sembra più che altro impegnata a dimenticare e a tentare di  fare dimenticare il teatro Carani, e con esso lo storico baricentro culturale di Sassuolo. Un danno che si aggiunge all’irresponsabilità politica di avere cancellato la possibilità di creare una multisala nell’ambito della riqualificazione dell’ex Cisa Cerdisa. Questo è il fallimento della politica al servizio della città.

Anche se più di due anni sono stati buttati via, non è mai troppo tardi per assumersi la giusta responsabilità politica di fronte ad un obiettivo fortemente condiviso. Chiediamo dunque nuovamente all’Amministrazione di andare oltre ai numeri ed ai ragionamenti tecnici, pur importanti, e rendersi protagonista, anche se in ritardo, di un discorso politicamente alto e aperto alla città. Quale sia la strada e lo strumento, che sia una Fondazione o un tavolo permanente che ci accompagni fino all’apertura lo decideremo insieme, nella consapevolezza comune che il Teatro Carani debba tornare a vivere. Al più presto”

Claudia Severi